ESTETICA

Lezioni condivise 109 – Bergson e Ungaretti.

29 febbraio 2016 @ 22:54

Ungaretti conobbe il filosofo Henri Bergson a Parigi nel 1912. Ne frequentò per due anni le lezioni al Collège de France e alla Sorbona. Arrivò in Francia direttamente dall’Egitto – ove era nato – attraversando per la prima volta l’Italia e le montagne lucchesi – sua terra d’origine – che vedeva per la prima volta. Si trattava di un Ungaretti giovane, non ancora compromesso né col fascismo, né dalle guerre e dalle vicende biografiche che ne caratterizzarono l’attività letteraria. In Egitto aveva frequentato le scuole superiori e compiuto le prime esperienze formative, con la lettura di poeti francesi (Baudelaire, Rimbaud, Mallarmé…) e l’esperienza di Baracca Rossa (ritrovo di socialisti e anarchici) con l’amico Mohammed Sceab.

Henri-Louis Bergson (1859-1941), di famiglia ebraica, a quel tempo era già un filosofo affermato, si poneva fuori dalla tradizione spiritualista e positivista che caratterizzava il suo tempo ed era attento ai fenomeni psicologici e biologici applicati alla letteratura. Per i suoi testi ebbe il premio Nobel per la letteratura nel 1927, non essendovene allora uno per la filosofia.

Negli anni in cui Ungaretti approdò in Francia per gli studi universitari, Bergson stava ottenendo l’attenzione da parte di ambienti socialisti e modernisti cattolici, mentre la chiesa nel 1914 poneva all’Indice i suoi libri. L’iniziale approccio ungarettiano a Bergson avveniva quando si andava in giro con il Saggio sui dati immediati della coscienza, ripreso dal movimento futurista non ancora contaminato dallo squadrismo fascista.

Per Bergson la filosofia può ispirare gli artisti, ma non dar luogo a una teoria estetica. Per questo non ne ebbe una, salvo opinioni sull’estetica del tempo e il suo pensiero sull’arte. Esso risentiva del vitalismo, cioè della vita intesa come forza vitale energetica e fenomeno spirituale, al di là del suo aspetto biologico materiale, e insieme del dibattito sulla psicologia della creazione che si ebbe a cavallo dei due secoli, benché non la condividesse, anzi ne ribaltasse le conclusioni in senso misticista e metafisico, nel lavoro Matière et mémoire (1896).

Egli si rivelava intuizionista, spiritualista, soggettivistico-sentimentale, sostanzialmente giansenista – predestinazione del bene e del male -; percepiva l’arte in senso emotivo e non scientifico, come bellezza vivente, anima naturale, interiore, che investe la coscienza e non la tecnica, una visione come di una metafisica figurata, tuttavia concreta, vitale, nell’ambito della ragione individuale, della riflessione personale: una filosofia rappresentata. La bellezza che esprime il soggetto artistico è la forma mediata dalla grazia. Questa, con la natura e la felicità, è la condizione che l’arte consente di osservare, di rendere visibile e gradevole. In questo senso l’arte non contempla analisi troppo concettuali, empiriche. Nel libro descrive il rapporto tra immagine percepibile e realizzata attraverso la sensazione della memoria, il sogno, la fantasia, la poesia, un’espressione non di un’esigenza, ma di una potenza creativa.

La prima guerra mondiale fu vista da Bergson come scontro tra spirito e materia, o tra vita (Francia) e meccanicità (Germania), spostando la sua filosofia dalla parte del nazionalismo, ricevendo diverse critiche di colleghi francesi. Sostiene Bergson “La materia è necessità, la coscienza è libertà; ma nonostante si oppongano l’una all’altra, la vita trova modo di riconciliarle. Infatti la vita è proprio la libertà che si inserisce nella necessità e la volge a suo profitto” (H. Bergson, L’Énergie spirituelle, 1919). Ritenendo essere per un’intelligenza aperta, agile, più aderente alla vita e al dettato di quell’intuizione cui il bergsonismo stesso non ha mai obiettato nulla. L’homo sapiens e l’homo faber, coesistono.

Il tempo in Bergson (Histoire de l’idée de temps, 1902) concilia pensiero e irrazionalità, intuizione e intelletto. Intende fermarlo nella visione di un istante, l’attimo fuggente, il ritmo, il tempo vitale assunto come flusso della coscienza presente.

Ne l’Evoluzione creatrice (1907) Bergson definisce l’arte come intuizione del flusso cosciente (mentre accade, come in Joyce, adattato alla coscienza) originario della vita, come privilegio che consente di vedere meglio la realtà permettendoci di percepire ciò che essa nasconde, senza simboli in quanto essi ne rappresentano un velo, ristretto nel concetto di “durata pura”, nella logica della successione sensoriale e dell’utilità contingente, e che contiene un’unità sostanziale di passato e presente nel fluire ininterrotto della coscienza, durata reale della psiche individuale, dunque durata soggettiva, relativa, legata a stati d’animo simultanei, spontanei (tempo realizzato).

Ungaretti scrisse degli articoli sul filosofo, tra cui L’estetica di Bergson, in “Lo spettatore italiano” (1924), ove tratta dell’analisi della coscienza dell’uomo, del concetto di tempo “spazializzato”, raffigurabile graficamente nello spazio in istanti che lo precedono e lo seguono, si succedono, senza presente, reso possibile dal precedente, ma annullato dall’istante successivo: un tempo astratto, finto. Come per sant’Agostino, il tempo esiste solo nell’interiorità della coscienza. Ungaretti, al contrario vede gli istanti esistere uno in funzione dell’altro, come un fluire continuo, come una melodia. I fatti coesistono nello spazio (un mobile, un cane, una macchina…). Il fluire è possibile solo nella nostra coscienza. Bergson lo spiega con l’orologio. Esso non misura il tempo, ma segue lo spostamento delle lancette di punto in punto, di momento in momento. In realtà si misura il movimento di un elemento fisico. Come lo spostamento di un mobile che non è misurabile temporalmente, ma solo spazialmente. Il tempo in sé non esiste come durata.

Ungaretti (al contrario) indica una serie di momenti nella nostra memoria che individuano la nostra esistenza; da vecchi si può ripercorrere tutta la vita interiore, lo si può fare, ricostruire al meglio se stessi. Sarebbe il mito dell’eterno ritorno (coro 9 ne Ultimi cori per la terra promessa, raccolta “Taccuino del vecchio”), ripercorrere il vissuto con la memoria (La ginestra di Leopardi). Lo sforzo da compiere è proporre ciò che si verifica nel mutamento. Cogliere il tempo istante per istante.

È sempre pieno di promesse il nascere
sebbene sia straziante
e l’esperienza di ogni giorno insegni
che nel legarsi, sciogliersi e durare
non sono i giorni se non vago fumo.

Un altro aspetto di cui si occupò Bergson è quello del linguaggio. Un iniziale approccio lo ebbe ne Il riso (1899), ove censura la commedia, opponendo il carattere “comico” (qualcosa di alienante che ci allontana dalla realtà) a quello drammatico. Qui egli distingue tra la comicità espressa dal linguaggio e la comicità creata dal linguaggio. La prima è traducibile da una lingua all’altra, la seconda no, perché è prodotta dalla struttura della frase o dalla scelta delle parole e non da una situazione tra persone umane.

La lingua si arricchisce tramite i parlanti e chi scrive. Attraverso i secoli, si notano le mutazioni. Ungaretti parla di lingua d’uso (dialetto) soggetta a contaminazione e lingua letteraria. Il linguaggio è l’unico strumento che ha l’uomo per esprimere il proprio pensiero. Se questo è inadeguato bisogna ricorrere a strumenti adatti, renderlo capace di farlo. Bergson riteneva che se il linguaggio non mutasse fermerebbe l’uomo. Ungaretti sosteneva che bisognasse mutare il linguaggio, si considerava poeta della parola, ma essendo la sua dicotomia tra lingua e silenzio era anche “poeta dell’oblio” (Petrarca). A volte il dramma dei filosofi sono i loro seguaci, coloro che appiattiscono il loro pensiero alla propria convenienza. E’ stata anche la sorte dell’ebreo polacco Bereksohn, il cui padre fu costretto a cambiare nome e naturalizzarsi francese.

Il Nostro dopo l’ottenimento del premio Nobel elaborò la teoria che contrapponeva la società chiusa e statica basata su obbedienza e dogmi, alla società aperta in continua evoluzione anche sotto un dinamismo religioso che coinvolge l’intera umanità; anche se questa condizione non fosse raggiungibile deve restare come orientamento finale. Si riteneva tendenzialmente cattolico, ma non aderì ufficialmente per solidarietà con gli ebrei perseguitati in Germania.

Vi è nella filosofia bergsoniana una nostalgia, mai espressamente dichiarata, del tempo trascorso e un anelito all’avvenire inteso come prospettiva entro la quale tendere (sperare) a realizzare la propria libertà e quella dell’universo, giacché la libertà individuale non è libertà. La sua filosofia pone allora in una continuità indissolubile il passato e l’avvenire, tempo e libertà.

Il punto di vista storico resta sicuramente insostituibile nell’analizzare il lavoro di un artista. Non si dà dunque identità al di fuori della storia, al di fuori di ciò che può essere nominato e in quanto tale tramandato quale attestazione di un vissuto riconoscibile. “Senza la tradizione (che opera una scelta e assegna un nome, tramanda e conserva, indica dove siano i tesori e quale ne sia il valore) il tempo manca di una continuità tramandata con un esplicito atto di volontà, e quindi, in termini umani, non c’è più né passato né futuro, ma soltanto la sempiterna evoluzione del mondo e il ciclo biologico delle creature viventi” (Hannah Arendt, Tra passato e futuro, Milano, Garzanti, 1991, p. 27).

(Letteratura moderna e contemporanea – 9.5.1997) MP

Commenti (1) 

ESTETICA
1 #
            rachel
https://www.reddit.com/r/RachelCook
rumpry@gmail.com
45.72.35.118
Inviato il 02/04/2016 alle 22:53
Hello, it’s even easier …

COSCE SICURO!

Lezioni condivise 71 – Lucca e naufragi

 30 Nov 2012 @ 11:58 PM

Tra gli ermetici e minimalisti mi è capitato di studiare a fondo Ungaretti, proprio in modo globale; avrei preferito magari un altro autore, pertanto, come davanti a un minestrone dove sono presenti ingredienti indigesti e allora sposti al bordo del piatto, fagiolini, piselli, cavoletti, le bietole troppo invadenti, ho dovuto separare dal poeta, il soldato, il fascista, il lacchè, il pecorone, l’infimo, e non è stato facile. Tuttavia penso che l’arte sia unidirezionale e positiva, altrimenti non è arte. La poesia e la tecnica ungarettiana evidentemente lo sono, anche se occorre indossare i guanti. E’ arte perché vi è la formazione dell’esule, l’esperienza di “Baracca rossa” in Egitto con Enrico Pea, l’avventura di studiare in Francia e incontrare gente come Apollinaire e Mallarmé, ma anche Picasso, De Chirico, Modigliani, e subire l’influenza di Baudelaire, anche se al rientro in Italia non trovò maestri di pari spessore e soprattutto trovò Mussolini e il fascismo. Una sorte sfortunata, un po’ come se, che so, un Badoglio avesse conosciuto e frequentato Marx, Engels, Lenin, Bakunin, Malatesta, Gramsci, poi incontrato il duce, fosse rimasto un Badoglio…

Detto questo, alla fine, non sono scontento di averlo studiato, come è vero che qualsiasi studio arricchisce, ma anche perché in quel minestrone qualcosa si salvava… le patate…

Ungaretti ammise di aver avuto le prime influenze poetiche da Leopardi e Petrarca. Conobbe i primi scrittori italiani su “La Voce”, ove scriveva anche Giovanni Papini, che in seguito lo aiutò a pubblicare i primi lavori sulla rivista “Lacerba” (denominazione ispirata alla poesia omonima di Cecco d’Ascoli). Nel secondo dopoguerra invece intenso fu il carteggio con Carlo Betocchi e la collaborazione con la rivista “L’approdo letterario”.

Da William Blake (1757-1827), poeta e pittore, sorta di profeta visionario, di grande immaginazione, per il tramite di Apollinaire, Ungaretti mutuò la tecnica cinematografica, la poesia visiva, il simbolismo, l’avanguardia.

La commistione tra letteratura e cinema ebbe inizio con film tratti da opere letterarie, finché si pervenne al film poetico, onirico, da cui nacque la poesia visiva, di movimento, con immagini rapide, flash; un intreccio tra immagine e parola, che può venire anche dal sogno, cui in fondo si ispira il cinema surreale. Flusso di immagini come flusso di coscienza, che produce stimoli, argomenti figurativi, simbolici e stilistici; ogni visione ne richiama altre presenti e passate, reali o immaginarie, in una fusione di percezioni e transfert. Il messaggio visuale e non solo cinematografico, condiziona ampiamente la letteratura, lo scrittore è anche sceneggiatore, come in un ciclo permanente, continuo.

Blake influenzò direttamente anche W.B. Yeats, D. Thomas, J. Joyce, A. Ginsberg, A. Gide.

Quello di Ungaretti è lo stesso mistero per cui il futurismo è soggiaciuto al fascismo e più che esso alcuni suoi membri. Debolezze non giustificabili sebbene nei confronti di un potere autoritario, incombente, asfissiante, intimidente…

Nel carteggio con Papini, specie nel 1919, cita spesso i suoi autori preferiti ed è subito evidente la levatura dei francesi – Maurice De Guérin, Rimbaud, Laforgue, Apollinaire – rispetto a quella degli italiani – lo stesso Papini, Soffici, Carrà, Cardarelli, e ci mette pure se stesso, con presunzione malcelata da ironia – .

Al tempo di “Allegria di naufragi”, su “Il popolo d’Italia”, giornale di Mussolini e del fascismo, discettava con Papini di organizzare la poetica, di programmarla.

Questa raccolta in cui confluì “Il porto sepolto”, aderisce al minimalismo e al frammentismo. Nella successiva, “Il sentimento del tempo”, raggiunge il massimo dell’ermetismo, torna alla metrica regolare e a un certo classicismo, si autoregola, si impone scelte d’avanguardia.

Nato in Egitto da genitori lucchesi, vide Lucca per la prima volta a 31 anni, dopo gli studi in Francia e la grande guerra. Proprio allora scrisse “Lucca” e la inserì nella raccolta “L’allegria di naufragi” (1919). Sembra che in origine fosse una lettera, quindi prosa, cui il pathos dà un che di poetico, anzi è considerata uno dei maggiori componimenti del poeta, che vi esprime i concetti con espressioni musicali, minime e attente.

Aver visto Lucca aiuta tanto… Lucca, terra e metaforicamente donna.
A casa mia, in Egitto, dopo cena, recitato il rosario, mia madre
ci parlava di questi posti”
“In queste mura non ci si sta che di passaggio”
“Ora che considero, anch’io, l’amore come una garanzia della specie,
ho in vista la morte”.

Precisazioni temporali, indicazioni di possesso e diversi pronomi personali.
A casa mia… mia madre…”, “La mia infanzia…”,
“Mi sono seduto… con della gente
che mi parla… d’un suo podere”
“Mi scopro…”, “Nelle mie vene, il sangue dei miei morti”
“mi scopro a ridere”, “Il mio destino, e la mia origine”
“Non mi rimane”, “mi spingeva”.

Si preoccupa di fissare coordinate spazio/temporali che non c’erano nella prima stesura. E’ un brano borderline tra i diversi drammi della giovinezza e un futuro, arrivato troppo presto, incerto, da esule… Ha 31 anni e parla già di morte.

Lucca richiama in qualche modo il tema di “Jolie Rousse” (1918) di Apollinaire. La guerra che si è portata via la giovinezza e il tempo perduto ci proietta davanti il baratro del non vissuto e il rischio del non vivere. Ma aldilà di questo la poesia rappresenta una frattura con la tradizione dal punto di vista della tecnica poetica, Apollinaire si sgancia da ogni regola e lancia il verso libero, l’invenzione, l’avventura. Ungaretti lo segue nella tecnica, ma non nel contenuto.

“Jolie Rousse” – Giudico questa lunga disputa della tradizione e dell’invenzione,/ dell’Ordine e dell’avventura (…)/
Siate indulgenti nel confrontarci/ a quelli che furono la perfezione dell’ordine/ noi che dovunque cerchiamo l’avventura./

La differenza è tuttavia palese pur nello stesso contesto: al contrario di Apollinaire, Ungaretti preferisce l’ordine all’avventura.

“Lucca” – In queste mura non ci si sta che di passaggio./ Qui la meta è partire./
Mi sono seduto al fresco sulla porta dell’osteria con della gente/ che mi parla di California come d’un suo podere./
Mi scopro con terrore nei connotati di queste persone./ Ora lo sento scorrere caldo nelle mie vene, il sangue dei miei morti.
Ho preso anch’io una zappa./ Nelle cosce fumanti della terra mi scopro a ridere./ Addio desideri, nostalgie./ So di passato e d’avvenire quanto un uomo può saperne./ Conosco ormai il mio destino, e la mia origine./ Non mi rimane che rassegnarmi a morire./

In questo dialogo mediante versi, a distanza, il confronto evidenzia comunque l’imitazione. Il tema della sorte.

“Jolie Rousse” – Je sais d’ancien et de nouveau autant qu’un homme seul/ pourrait des deus savoir.
So di vecchio e nuovo, quanto un solo uomo/ potrebbe sapere/.
“Lucca” – So di passato e d’avvenire quanto un uomo può saperne/.

Il richiamo alla sessualità in “Lucca” era molto più evidente nella prima stesura, ormai clandestina, visto che è sparita anche dall’apparato critico delle varianti di “Vita di un uomo”.

Qui finirei col riprendere la zappa, col rimescolarmi
ai contadini, col dimenticare le acredini e i miracoli
delle lettere, col lodare, al sole l’alto grano d’oro,
mentre si falcia, e le coscie delle donne sorprese a
fecondarsi di te in una gran perdizione di sguardi e di
morsi bestiali; e non sai più se è una pesca o labbra
quella forma che hai divorato, se non fosse l’odor for-
te della donna; e poi al sole che ti dà un abbandono…

Ungaretti descrive i giorni trascorsi nei luoghi originari come momenti di “sofferenza e voluttà”, in una terra che per il poeta ha l’immagine appunto delle “coscie delle donne sorprese a fecondarsi di te”.

L’apparato critico riporta due varianti non molto dissimili:
Ho preso una falce, e con il grano mi son dato al sole.
Le coscie delle donne in fermento , mi soffocano;
e sono cascato nell’odor forte della mia terra avvinghiato come una belva.
Non so più se una di queste pesche, che pesano
agli alberi, o le tue labbra, ho divorato.

Ma infine resta il verso ermetico, ma anche più sconsolato
Nelle cosce fumanti della terra mi scopro a ridere.
Addio desideri, nostalgie.

(Letteratura italiana moderna e contemporanea – 14.2.1997) MP

Commenti (5)

Cosce sicuro!
5 #
jahira
xjahirax.wordpress.com
jahira@virgilio.it
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Inviato il 25/12/2012 alle 23:15
certo! con lo scopo di darlo da mangiare a uno di quelli seduti a tavola rinvigorendo le forze necessarie all’accoppiamento, per poi, assolto il compito, non cagarlo più’ per il resto della sua vita se non per lo stretto necessario (ma ormai nemmeno più’ quello). 🙂 detto questo, vuoi un ovetto?

Cosce sicuro!
4 #
salem
historicalnovelsociety.org/reviews/time-of-the-witches/
salemmccleary@gmx.de
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Inviato il 23/12/2012 alle 17:13
nice post

Cosce sicuro!
3 #
lorina
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lorina@urqlwi.com
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Inviato il 13/12/2012 alle 05:05
Get ‘Em Out by Friday!

Cosce sicuro!
2 #
darnell
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darnell.rigsby@freenet.de
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Inviato il 11/12/2012 alle 12:24
I am reading very informative articles

Cosce sicuro!
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terrel
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Inviato il 05/12/2012 alle 01:00
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LATINORUM GRAFFITI

Lezioni condivise 25 –  Quando la filosofia era “grezza”

30 Nov 2008 @ 11:02 PM

Le  nuove generazioni sarde, figlie della televisione di stato monolingue e di un’epoca ancora più accanita dei manzoniani e dei fascisti contro le diversità etniche presenti nello stato italiano, riferendosi alla lingua madre, al sardo eloquio, usano esclamare “che grezzo!”, con un accento che rende inequivocabile l’origine di cui tanto si vergognano e fa rimbalzare il grezzume addosso a loro stesse (devo ammettere di aver generalizzato, ma il fenomeno è diffuso).

Allo stesso modo la Filosofia al tempo dei Romani, non interessava i dotti (il parallelismo è azzardato, ma mi piace…) ed era comunque posta in secondo piano rispetto all’attività politica, all’arte amatoria e ad altri interessi…

I Carmina Epigraphica sono spie della vita romana, questo è il loro interesse, capito Sì…? Insomma attraverso essi si possono fare tanti spetteguless, sulle varie Rosa-e, rosarum, rosis….

Tre soli sono i carmi dedicati a filosofi e nessuno ad un insegnante di filosofia… esaminiamo questi tre carmi.

  • 1) Stallius Gajus has sedes Hauranus tuetur,

Ex Epicurejo gaudivigente choro.

CLE 961, zona italica, Napoli, versificazione dattilica databile in età lucreziana, perchè la scrittura sulla pietra rappresenta una grafia di quel tempo (metà del sec. I a.C.). E’ costituito di due soli versi.

Gli epicurei si diffondono soprattutto in quel periodo.

Cicerone, che si occupava di filosofia, contrastava tuttavia l’epicureismo che teorizzava il disimpegno politico. La Campania era il centro nodale della sua diffusione.

Virgilio era invece epicureo. Orazio sosteneva che Epicuro è un maialino… e lascio alla vostra fantasia cosa volesse insinuare. Stallio, soggetto del carme, era solo un simpatizzante a titolo personale.

Nella fattispecie è necessario pensare all’epicureismo nel suo primo significato, cioè relativamente al pensiero del suo fondatore e alle sue tesi principali. L’epicureismo, o filosofia del “giardino” è la dottrina filosofica di Epicuro. Il secondo nome deriva dal luogo, una casa con giardino appena fuori Atene, dove egli dal 306 a.C. impartiva lezioni ai suoi discepoli. La sua filosofia si basa sull’atomismo, pur discostandosi da Democrito, e sull’eudaimonismo, intendendo con ciò la ricerca del piacere in modo diverso da come la concepiva Aristippo, allievo di Socrate. Egli riprende la teoria degli atomi traendone conclusioni di tipo etico capaci di liberare l’uomo da alcune delle sue paure primordiali, come quella della morte. Ritiene che il criterio della verità sia la conoscenza sensibile, ovvero solo i sensi sono veri ed infallibili.

L’iscrizione fu scoperta nel 1685 in una casa privata vicino alla chiesa della Sanità (il luogo anticamente veniva chiamato Chiesa di san Gaudioso) cui erano devotissimi i napoletani, anticamente vi sorgeva un cimitero di Epicurei.

  • 2) Aulus Palateina Egnatius Priscilianus

arte super gemina nobilis es Sophia

dum uixi didici quae mors, quae vita homini esset

aeterna unde animae gaudia percipio.

CLE 1250: di questo carme è sparita la pietra, dunque ci si basa sulla tradizione manoscritta con beneficio d’inventario. E’ dedicato a un filosofo, esso sembrerebbe una professione di fede nella capacità della filosofia.

Il frammento pervenuto è suscettibile di diverse interpretazioni: tu sei nobile per la sapienza che coltivasti oltre le altre arti; oppure, inserendo un punto dopo il nome, potrebbe sembrare una presentazione: tu o sapienza (filosofia) sei nobile al di sopra di tutte le altre arti. Intendendo es come terza persona, occorre dividere il distico in due parti, cambiando il soggetto o la filosofia (Sophia) o Aulo.

Se si leggesse est: Aulo etc. è nobile per filosofia al di sopra che coltivò oltre le altre arti (con est non ci sono due interpretazioni)

Se ci fosse et > diventato es (confusione del trascrittore con la s di Sophia). Con et: Aulo… noto (nobile, mobile) per la doppia arte e insieme per la filosofia. Egli coltivò tre arti: grammatica, retorica e filosofia. Le due arti che vanno sempre insieme sono la grammatica e la retorica.

Frase di periodo arcaico o arcaicizzante.

Per Svetonio la grammatica e retorica sono accoppiate come insegnamento.

E’ escluso che la datazione possa essere di età repubblicana (la filosofia non era apprezzata).

Nel periodo di Antonino si diffuse invece la letteratura arcaicizzante, ci si rifaceva agli antichi anche dal punto di vista linguistico. Uno degli Antonini è Marco Aurelio (imperatore filosofo).

In un’epoca di crisi di valori, la filosofia è come un rifugio. Egli era stato avviato da giovane alla retorica, ma da imperatore cambia arte e si dà alla filosofia.

Nell’epigrafia si hanno tre modi di scrivere la I: EI   I ì i.

  • 1) Iulius Iulianus vir magnus philosophus primus…

Hic cum lauru feret Romanis iam relevatis

#reclusus castris inpia morte perit.

CLE 1342: IV e V secolo Giulio Giuliano fu un militare che si occupò anche di filosofia (CLE III), Il carme tesse le lodi di Vezio (IV sec.) che si occupò di filosofia, ma nel carme questo aspetto è implicito. Nel IV secolo d.C. vi è una grande fioritura della filosofia, è il tempo dello scontro finale tra Cristianesimo e paganesimo.

L’esimio prof, discente ciceroniano, fece cenno al non meglio identificato CLE III, carme che tesse le lodi di Vezio (IV sec.) che si occupò di filosofia,  ma non erano solo tre?Non mi preoccupo, tanto tra voi c’è una miriade di latinisti che certamente chiarirà l’inghippo. Io per ora alzo le mani, ho già ricostruito abbastanza… dedurrete che questo insegnamento era frequentato da decine di belle ragazze…

(Letteratura latina – 21.3.1996) MP

Commenti (29)

Latinorum graffiti
29 #
faraluna
speranzadivita.blog.tiscali.it
78.15.239.243
Inviato il 15/01/2009 alle 00:14
Forse non ce li siamo dati davvero gli auguri!!!:-((
Eppure ero convinta di si.
Mah!!???Eppure passo spesso da te,sia qui sia nell’altro blog….
Siamo ancora a gennaio, appena iniziato!
Auguriiiii!!!
Un bacio.:-)) faraluna

Latinorum graffiti
28 #
Fanta
fantaghiro.blog.tiscali.it//
151.33.188.166
Inviato il 14/01/2009 alle 23:32
grazie per gli auguri..ricambio, kiss 😉
tutto ok?

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27 #
celia
78.15.196.6
Inviato il 14/01/2009 alle 14:30
Io su cara e libru? Mancu mai! No grazie non mi piace però so che ad altri si 🙂
Beh parliamo della campagna elettorale? Parliamo di Soru? Di Cappellacci? Dei Rossomori? Del psdaz con Berlusconi? Di iRS che corre da solo? Abbiamo altro da aggiungere? Io ero per il voto disgiunto ma dopo che ho saputo alcuni nomi del listino sicuro di Soru non do il voto a lui manco se mi incatenano. Le scelte si pagano io la penso cosi’ e davvero questa corsa alla poltrona è la più disgustosa degli ultimi tempi.
Deo no adduro a s’ aschutta ponzo Sale in zucca. 🙂
Questa non è mia l’ho letta da qualche parte però mi piace. Tu come sei messo? Soriano? Rossomoro?
Unu basu

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26 #
Benny
88.61.223.145
Inviato il 13/01/2009 alle 09:44
Si certo che me la ricordo…aspè..mi stai dicendo che…sono una pecoraaaaaaaaaaaaaaaa buaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah

Latinorum graffiti
25 #
Benny
silenziosaluna.blog.tiscali.it
87.3.32.251
Inviato il 11/01/2009 alle 22:51
Ciao Angel!
Buon anno anche a te 🙂
Ascolta…ma chi è dolly?????

Latinorum graffiti
24 #
flyss
truestory.blog.tiscali.it
78.15.136.116
Inviato il 10/01/2009 alle 10:54
vicini di nuraghe mi piace! il mio è quello con le tendine rosa shocking 🙂 )))

Latinorum graffiti
23 #
ivy
donotpanichereiam.blog.tiscali.it
151.65.40.115
Inviato il 06/01/2009 alle 22:35
non ti vedo più su fb.. o sei qlc giorno in vacanza?
ciao, come ti è iniziato quest’anno poi?

Latinorum graffiti
22 #
Nadir
87.9.45.112
Inviato il 03/01/2009 alle 20:48
vuoi la Duse? qualcosa ho di simile se vuoi ti spedisco… bacittoli e buon anno!!!

Latinorum graffiti
21 #
come alice
84.223.193.146
Inviato il 02/01/2009 alle 16:16
Se avessi studiato filosofia, adesso almeno avrei qualcosa in cui rifugiarmi…pure se ai tempi forse non avevano poi tutti i torti a meglio considerare l’arte amatoria e la politica (forse nella vita pratica è un pò più utile, a giudicare da quello che combinano i nostri cari politici e dal loro attaccamento alle poltrone).
Nessuna mail ricevuta ma non c’è problema. Buon 2009! Ciao 🙂

Latinorum graffiti
20 #
giampaolo
riflessioniallospecchio.blog.tiscali.it
88.51.210.128
Inviato il 30/12/2008 alle 13:16
Ricambio con affetto e ti auguro un nuovo anno pieno di soddisfazioni.giampaolo.

Latinorum graffiti
19 #
Timo
vitaintensa.blog.tiscali.it
78.14.102.117
Inviato il 30/12/2008 alle 12:32
Pur avendo studiato al liceo classico storia e letteratura mi son sempre risultati pesanti,mannaggia ma quanto servono!!??
Un annu nou prenu ‘e salludi po’ attia e isperanza pro sa Sardigna

Latinorum graffiti
18 #
Nadir
thepromisedland.blog.tiscali.it
87.21.29.77
Inviato il 29/12/2008 alle 14:15
si io per il momento sono ancora originale… i Guns ora non esistono più… quelli che si chiamano Guns è axl rose da solista… ma i veri Guns si chiamano Velvet Revolver ora e in Italia non si sentono granchè… Good luck per il concorso!E se non ci sentiamo prima buon anno! Balla il pepeppepepe che porta fortuna|

Latinorum graffiti
17 #
Nadir
thepromisedland.blog.tiscali.it
87.18.190.109
Inviato il 28/12/2008 alle 15:31
sai qual è la cosa bella di questi post che scrivi? è che fai delle lezioni serissime difficili da seguire poi arrivi alla foto e vedi le bocce al silicone… malandrino! auguri di un felice anno di spettegulessss

Latinorum graffiti
16 #
Paola
lamiavitabellaebrutta.blog.tiscali.it
93.144.91.221
Inviato il 28/12/2008 alle 09:50
Angel buone feste…:-)
Riguardo alla mia terra natia…speriamo bene…ma la vedo proprio bigia la questione…:-(

Latinorum graffiti
15 #
ivy
donotpanichereiam.blog.tiscali.it
151.65.55.46
Inviato il 27/12/2008 alle 15:40
buone feste.
letto con interesse, ma ovviamente non approvo molto.. he he io son di parte con la filosofia

Latinorum graffiti
14 #
come_alice
84.223.192.58
Inviato il 25/12/2008 alle 10:36
Buon Natale!!! 🙂

Latinorum graffiti
13 #
silvana
sillaba.blog.tiscali.it/
78.14.79.143
Inviato il 23/12/2008 alle 15:35
Tanti Auguri di Buone Feste , un sereno Buon Natale e Buon Anno! 😉

Latinorum graffiti
12 #
cleide
ritmididentro.blogspot.com
78.13.199.118
Inviato il 23/12/2008 alle 14:31
E dove sei finito? Non dirmi su Facebook.:((
Tanti auguri Angel..e l’indipendentzia continuiamo a sognarla ancora per un po’.:)

Latinorum graffiti
11 #
celia
78.15.194.145
Inviato il 23/12/2008 alle 12:14
Bona Pasca ‘e Nadale, Angiul!
Che sia il 2009 l’anno indipendente? Io non ci credo manco per nulla ma visto che ogni tanto sogniamo… io poi sogno in grande sono presuntuosa anche in questo 🙂
Auguri davvero.
Un bacio.

Latinorum graffiti
10 #
diotima
89.97.102.254
Inviato il 22/12/2008 alle 13:44
e allora…a che gioco giochiamo?

Latinorum graffiti
9 #
Ros4
ilmiogiorno.blog.tiscali.it//
151.62.16.243
Inviato il 21/12/2008 alle 19:42
…abbastanza divertente.
Sono passata a lasciarti i miei auguri per un buon Natale..
A presto 🙂 )

Latinorum graffiti
8 #
Paola
lamiavitabellaebrutta.blog.tiscali.it
159.213.40.2
Inviato il 18/12/2008 alle 16:39
Ciao Angel…ti lascio un saluto veloce…tornerò con calma…
promesso..:-)

Latinorum graffiti
7 #
Audrey
aboutmeandother.blog.tiscali.it
87.16.181.154
Inviato il 11/12/2008 alle 22:36
Sai che c’è…nemmeno a me è mai piaciuta tanto la filosofia! Ma non potrei definire grezzi i filosofi (a meno che non stiamo parlando di kalabrugovich alias Pino dei palazzi.. ;D )
La sconfitta del milan?!? libidine! 😉

Latinorum graffiti
6 #
diotima
89.97.102.254
Inviato il 03/12/2008 alle 09:00
capito!
E’ per questo motivo che i romani, a differenza dei greci, non avevano la barba.
Sigh!

Latinorum graffiti
5 #
giampaolo
riflessioniallospecchio.blog.tiscali.it
212.123.83.199
Inviato il 02/12/2008 alle 12:10
Ciao angel,un salutino veloce veloce.

Latinorum graffiti
4 #
celia
78.15.169.67
Inviato il 01/12/2008 alle 13:46
Ma un sardo che va a godersi la sconfitta del Milan… solo perchè tifa l’Inter. Scusa ma un sardo vero deve godere della vittoria del Cagliari sulla Sampdoria con quel conca de… no lu potto narret… di Cassano.
Ajo Angiul… su dai… Forza Cagliari 🙂
Le foto sono quasi pronte Grazianeddu Mesina è fotogenico ma io di più 🙂 ))
Basitteddu

Latinorum graffiti
3 #
violacolor
violettanet.blog.tiscali.it
79.32.27.175
Inviato il 01/12/2008 alle 11:22
buona sett .) ciao v

Latinorum graffiti
2 #
faraluna
speranzadivita.blog.tiscali.it
78.15.223.78
Inviato il 01/12/2008 alle 09:04
Ciao Angel,buon inizio settimana.:-)) faraluna

Latinorum graffiti
1 #
Benny
silenziosaluna.blog.tiscali.it
82.53.165.156
Inviato il 30/11/2008 alle 21:22
Ciau angel!! 😀
Grazie della visita! Effettivamente sono sempre dettagliata nei miei post..diciamo quasi sempre 😉
ps: adesso passo alla imetec e mi faccio fare il bonifico 😉

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