DAI BORGIA AL GIOVIN VECCHIO SOMARO SCALCIANTE

Lezioni condivise 58 – Le armi e fortuna di altri

31 Ott 2011 @ 7:15 PM

Rifletto su quanto sia mero esercizio letterario, e solo in parte storico, trattare oggi di Machiavelli, almeno per chi ha il senso dello scorrere tempo e conoscenza del divenire dello spazio, conseguentemente dell’evolversi del pensiero e dell’incidenza della natura, tuttavia molti politici, analogamente a studentelli formati sui Bignami o peggio sui sommari, per cui somari, pensano di diventare grandi statisti applicando il Principe, allo stesso modo in cui utilizzerebbero le istruzioni per montare uno scaffale o le avvertenze di dosaggio di un medicinale. Non si spiega altrimenti la mediocrità con cui sono governati oggi gli stati, anche a volersi porre sul piano del capitalismo, o addirittura di regimi autoritari meno sofisticati: su tontimi si segat a fitas!

Lo stato italiano in questo primeggia. In soli 150 anni di vita si è concesso già due ventenni niente male. Esisterà qualche studio sociologico e/o psicologico sulla inclinazione degli italiani a darsi periodicamente la zappa sui piedi, ad essere autolesionisti? Le domande si sprecherebbero, ma certo non è chiaro, ad esempio, se mister berluscon sia epigono delle sue televisioni o se viceversa il livello di esse sia da ricondurre a lui. Non è neppure chiaro in quali testi abbia studiato da statista per essere così straordinariamente scarso, ma certamente è un primato il fatto che anche chi gli confeziona i discorsi sia quasi alla sua “altezza”.

Insomma, è così… L’unico modo per spazzar via questi ladruncoli di stato probabilmente è una rivoluzione, ma non è chiaro se e quando ci sarà; per il momento sono più motivati loro, continuano nel loro intento di mantenere le loro ricchezze sottratte alla società, mentre i poveracci continuano a gridare nel deserto.

Non ho riflettuto abbastanza su una casistica del De Principatibus in cui inserire l’attuale premier, ma è già abbastanza tronfio di suo, né merita un tale spasso. Mi occupo invece di Cesare Borgia, uno dei sette figli di papa Alessandro VI, la cui più nota è Lucrezia. Machiavelli lo classifica tra chi ha conquistato lo stato con le armi e fortuna di altri, e ne ha un’ammirazione esagerata, stanti evidenti ragioni oggettive e la sua ferocia (che però, pur trovando poco riscontro nella vita del fiorentino, sembra gli fosse congeniale).

Secondo il nostro, coloro che ottengono il potere con la sola fortuna, non fanno fatica ad averlo, ma tanta a mantenerlo. Essi diventano principi con il danaro o per il volere di altri e saranno sempre in balia di chi ha dato loro il potere, dunque per mantenerlo dovranno possedere proprie virtù.

Francesco Sforza fu un principe dotato di grande virtù, divenne duca di Milano con molta fatica, ma poi tenne il potere con altrettanta facilità; Cesare Borgia (il Valentino) invece, ottenne lo stato dalla fortuna del padre e quando il padre perse la fortuna, perdette lo stato, nonostante lo avesse retto con virtù.

Rodrigo Borgia, dal cognome profetico, non trovò altri principati per il figlio se non territori della chiesa, gli equilibri erano tali che mosse sbagliate avrebbero potuto rivelarsi dei boomerang. Tentò di disordinare gli stati che gli impedivano di fare grande Cesare e in qualche modo cercò di approfittare della discesa di Carlo VIII di Francia del 1494, ma questi impedì al Valentino l’occupazione della Toscana… Da ciò, secondo Machiavelli, questi trasse l’insegnamento di non dover più servirsi delle armi e della fortuna altrui, ma in realtà la sua azione successiva non fece che costruire la sua fine, visto che si tenne i nemici e si fece tali anche i supposti amici, con una serie di voltafaccia e crudeltà.

Secondo Machiavelli il Valentino fallì perché le sue nuove conquiste nell’Italia centrale non erano ancora consolidate quando il padre morì e per di più anche lui era malato.

Ma, se nella morte di Alessandro fussi stato sano, ogni cosa li era facile. E lui mi disse, ne’ dí che fu creato Iulio II, che aveva pensato a ciò che potessi nascere, morendo el padre, et a tutto aveva trovato remedio, eccetto che non pensò mai, in su la sua morte, di stare ancora lui per morire.”

Per essere un buon esempio quello del Borgia, nella sua proposta immorale (anche se allora in quegli ambienti, come suol dirsi, il più sano aveva la rogna), sembra alquanto paradossale e quasi iettatorio nei confronti dei Medici. E ancor più lo è perché alla fine lo accusa di non essere stato abbastanza crudele da eliminare Giuliano della Rovere (Giulio II), suo nemico, prima che diventasse papa, invece di credere di esserselo fatto “amico”.

E chi crede che ne’ personaggi grandi è benefizii nuovi faccino dimenticare le iniurie vecchie, s’inganna. Errò, adunque, el duca in questa elezione; e fu cagione dell’ultima ruina sua.”

Bell’esempio da seguire!!! Per questo dico: o il segretario fiorentino era del tutto rincoglionito o la sua era una sottilissima provocazione.

(Letteratura italiana – 10.5.1996) MP

Commenti (4)

Dai Borgia al giovin vecchio somaro scalciante
4 #
Paola
lamiavitabellaebrutta.blog.tiscali.it
paolasixsix@yahoo.it
159.213.40.5
Inviato il 15/11/2011 alle 10:45
…thò… ho seguito i Borgia in televisione in questi giorni…e qualche paragone lo avevo fatto anche io…:-)

Dai Borgia al giovin vecchio somaro scalciante
3 #
notimetolose
notimetolose.myblog.it
notimetolose1@gmail.com
151.41.160.221
Inviato il 14/11/2011 alle 19:41
La storia non solo insegna ma a volte si ripresenta per riscuotere

Dai Borgia al giovin vecchio somaro scalciante
2 #
sally brown
innellama@tiscali.it
151.63.212.103
Inviato il 03/11/2011 alle 13:04
provocazione… provocazione fu…/:)

Dai Borgia al giovin vecchio somaro scalciante
1 #
sally brown
innellama@tiscali.it
151.63.213.170
Inviato il 29/10/2011 alle 19:00
i giochi di potere e con il potere sono sempre giochi pericolosi… pensa, mi sto occupando della dinastia dei tudor! ole/.)

SOLLAZZARSI CON “L’ARTE DI AMARE”!

Lezioni condivise 33 –  Il Sade italiano ante litteram

31 Lug 2009 @ 11:23 PM

L’idea di dover partecipare a un seminario sul Machiavelli non mi andava tanto a genio, da anni mi capitava di citarlo come esempio nefasto da evitare, con l’ausilio di aggettivi non gratificanti. Dopo il seminario non cambiai certo idea, anzi arricchii la mia conoscenza per consolidare il mio pensiero negativo, tuttavia ebbi la conferma che non bisogna essere prevenuti su alcun tipo di cultura perché comunque sarà sempre un ulteriore bagaglio utile sotto i più vari punti di vista.

Insomma, quasi nessuno è cane al cento per cento.

Il docente, autore di una famosa antologia per la scuola superiore, con fama di donnaiolo, dopo aver civettato con le studentesse dei primi banchi e averci spiegato che, ahiloro, studenti di un tempo, costretti a sollazzarsi con “L’arte di amare” di Ovidio, espose linearmente le vicende del Nostro.

A quel punto scoprii che l’unica simpatia per Machiavelli poteva essere la non osticità delle sue teorie, insomma aberranti si, ma semplici, insieme a qualche altro aspetto secondario della sua vita di intellettuale, l’esposizione, lo studio. Forse per questa immagine tranquilla e remissiva, molto in contrasto con la sua politica, alcuni letterati hanno inteso dare in determinati periodi storici interpretazioni assolutamente singolari, fino ad affermare che “Il principe” non è altro che una invettiva contro il potere assoluto e la dittatura, forse deducendolo dalle simpatie da egli mostrate per il Savonarola.

Quella del Machiavelli è una vita per la politica, tutta la sua opera è volta a dare una risoluzione al problema della ruina dell’Italia.

I suoi discorsi sono degli interventi politici, “Il principe” è una sorta di manifesto scritto di getto tra luglio e dicembre del 1513… Proprio il 10 Dicembre, in una lettera al suo amico Francesco Vettori è annunciata la pubblicazione del piccolo trattato.

Per Machiavelli lo studio del passato serve per capire meglio il presente. “Il principe” è al centro della sua opera, gli altri testi fanno da complemento. Nel “Ritratto delle cose di Francia” (politica estera), percepisce la creazione degli stati nazionali, con forme anche istituzionalmente nuove. L’italia invece è divisa in molti staterelli, anche male organizzati: o l’Italia avvierà la creazione di uno stato forte come Spagna e Francia, o l’Italia non sarà mai…

“Il modo tenuto dal duca Valentino…” analizza l’azione di un signore che secondo Machiavelli aveva capito che in Italia occorreva un principe e forme istituzionali nuove. La stessa “Mandragola” è un’opera politica. A Machiavelli si attribuisce anche il merito di aver elaborato un discorso politico-linguistico, diverso da quello filosofico.

Possiamo suddividere al sua vita in quattro parti. Il primo periodo (1469-1497) è quello della giovinezza e della libera osservazione del mondo. Esprime giudizi su Savonarola. Lo ammira, con qualche perplessità.

Il II periodo (1498-1512) è di intensa e partecipata attività politica al servizio della prima repubblica fiorentina (nata da Gerolamo Savonarola dopo la prima cacciata dei Medici). Si dedica al suo compito di segretario, partecipa, si fa coinvolgere completamente e viene ripreso dai politici perché trae conclusioni dal suo lavoro, entra nel merito. Predomina in questo periodo un’attività pratica.

III periodo (1512-1520), quondam segretarius, post res perditas (dopo che le cose sono state perdute). Cacciato dalla cancelleria, sospettato di partecipazione alla congiura antimedicea. Viene carcerato e condannato, torturato poi esiliato a San Casciano. Acquista rilievo la lezione delle cose antiche, che si innestano con le cose moderne. E’ il periodo delle grandi opere: Discorsi, Principe, Mandragola, Arte della guerra. Elabora una sorta di “empirismo applicato”.

La lettera al Vettori, considerata molto importante dai critici, è incentrata su come il Machiavelli trascorreva la sua giornata nell’esilio di San Casciano, essa è pervasa di pessimismo antropologico, di osservazioni sulla fortuna e la sua condizione. Egli divide la sua giornata in due parti, la prima è condivisa con la plebe del luogo (caccia, osteria, osservazione del traffico locale, apprendimento di notizie), di cui assume anche la rozzezza, “venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio…

Nel quarto periodo (1520-1527) vi è un graduale tentativo di rientrare nell’ambito della politica, più o meno fallito, scrive le “Istorie fiorentine”, ottiene ambascerie minori, funge da mediatore in un litigio tra correnti, sviluppa il carteggio con Guicciardini.

La sua famiglia era di piccola nobiltà, decaduta, ma viveva dignitosamente. I genitori scrivevano. Il padre era legato alla cancelleria fiorentina cui avviò il figlio. Della cancelleria faceva parte anche Coluccio Salutati, in genere chi ne faceva parte aveva una formazione umanistica, anche se al di fuori della cultura ufficiale medicea (neoplatonismo di Ficino).

Il neoplatonismo era una cultura di evasione favorita da Lorenzo il magnifico: figura della donna di perfetta bellezza; studio dell’assoluto e banalizzazione del quotidiano, contingente. Sorta di astrazione per letterati (la politica la faceva lui).

Machiavelli possedeva un libro di Lucrezio, ateo, che ci fa pensare al realismo di Machiavelli (militante e non contemplativo). Il suo realismo gli impedisce di sottomettere la realtà alle idee precostituite.

Guicciardini lo definisce stravagante, inventore di cose nuove e insolite. Attento non a come si dovrebbe vivere, ma a come si vive, essere e dover essere. Egli sembra non credere in una forza esterna che possa mutare la realtà. Visione opposta a quella di Dante: caduta uomo – Cristo – nuova caduta – veltro o un DVX (“nel quale un cinquecento diece e cinque,/ messo di Dio, anciderà la fuia/ con quel gigante che con lei delinque“).

(Letteratura italiana – 17.4.1996) MP

Commenti (3)

Sollazzarsi con “L’arte di amare”
3 #
ivy
donotpanichereiam.blog.tiscali.it
79.40.238.178
Inviato il 07/10/2009 alle 10:27
prometto che torno a leggerti con calma.
volevo dirti che mi fa piacere trovare un altro post..
e scritto con la tua solita grinta..
a presto, stai bene max

Sollazzarsi con “L’arte di amare”
2 #
pharmakon
87.9.241.83
Inviato il 04/10/2009 alle 23:07
ah, ti va di bere qualcosa?
Attento a cosa ci metto dentro…
Ti piace giocare in maniera macchiavellica, vedo.

Sollazzarsi con “L’arte di amare”
1 #
Do
cotidievivere.blog.tiscali.it
87.21.219.160
Inviato il 27/09/2009 alle 13:33
ma… tutte ste donnine succinte che ci stanno a fare????

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