L’OLOCAUSTO OCCULTATO

Lezioni condivise 87 – La scoperta dell’Amerika

31 Mar 2014 @ 11:57

Non si può parlare della scoperta dell’America dispensando la solita storiella di Colombo, pur farcendola di dati storici meno noti, senza mettere in primo piano le conseguenze reali di quell’evento, forse non volute dai protagonisti più celebrati, colpevoli se non altro di gravi omissioni e scelte irresponsabili. Un buon contributo in questo senso lo dà il film 1492: Conquest of Paradise di Ridley Scott. Certo, siamo alla fine del medioevo, ma persone illuminate ne erano già nate parecchie. Gesù Cristo, nel cui nome molti di questi protagonisti agivano (e questo vale ancora oggi), era nato quindici secoli prima.

Ammetto che non si possa essere tutti ricercatori di tutto, ma esistono dei documenti alla portata di chiunque, denunce (anche attraverso musica, libri, cinema) che vengono ignorate da secoli, opere addirittura premiate per l’idiozia ipocrita e contraddittoria o strategica del sistema. La cosa più pericolosa per esso è che si apra un dibattito di massa e – visto che gli amerikani dividono il mondo in buoni e cattivi – che i “buoni” capiscano che i cattivi per eccellenza sono proprio loro.

I dati di fatto di questo semplice corollario sono davanti agli occhi di tutti: gli amerikani, gli yankees (che per intenderci distinguo dagli americani), fanno da sempre il contrario di quello che predicano (in Italia hanno tanti seguaci, ad esempio qualcuno che parla sempre a sproposito di libertà).

Libertà, democrazia, ambiente, diritti civili… alcune conquiste in questi ambiti, ma largamente parziali, sono state ottenute a caro prezzo da minoranze americane, con il sangue e con il carcere, come se in una democrazia fosse normale l’intrigo, l’assassinio e altre nefandezze, per negare diritti civili riconosciuti in quegli stati che possono fregiarsi di essere tali, cioè democratici.

Negli USA vige ancora la pena di morte, il sistema giudiziario non impedisce che innocenti possano essere condannati e giustiziati, non vi è il diritto allo studio, né alla salute, quando si parla di cittadini si intende una fascia di persone con una certa posizione sociale e reddito, chiunque può armarsi e fare strage di innocenti, vi è limitazione di accesso e circolazione sulla base delle idee… E del ruolo che gli USA svolgono nel mondo vogliamo parlarne? Hanno sempre appoggiato le dittature sudamericane, favorito i golpe, mantenuto guerre nel mondo a salvaguardia di interessi illegittimi (per loro le guerre sono un business), rivendicano soluzioni per le quali quando era interesse degli USA si è agito in maniera opposta (esemplare la questione Kosovo – Crimea), persistono nell’inquinamento mondiale e l’elenco potrebbe continuare; ma il loro crimine maggiore, che continua ad essere perpetrato, è lo sterminio dei popoli nativi, il razzismo, la disuguaglianza in base a criteri etnici…

E’ ancora calda la visita di Obama in Italia, farcita di retorica (sono lontani i tempi dei pugni chiusi alle olimpiadi), la pelle nera non è più sufficiente a dare garanzia di vera democrazia. Certe allusioni fatte da Obama sono un insulto all’intelligenza della gente: come si può non essendo ipocriti patentati, protestare per la decisione del popolo di Crimea di separarsi dall’Ucraina e un attimo dopo lodare la missione militare in Kosovo, territorio sottratto all’integrità territoriale della Serbia. Per osare tentare di farla franca in questo modo, o si è tarati da anni di propaganda amerikana o si pensa che la gente sia fessa. La vera democrazia non si fa con due pesi e due misure a seconda della convenienza, se si vuole essere credibili. Obama è un “arbitro” di parte, faziosissimo, che se ci fosse un organo di controllo dell’imparzialità e correttezza tra argomentazioni e atti concreti, lo radierebbe di sicuro dalla sua funzione. Se poi mi si dice che Barack è il meno peggio che possa assurgere al suo ruolo, posso concordare tranquillamente. Certo in America c’è gente migliore, ma non penso potrà mai abitare la casa bianca.

Assolutamente da segnalare, allora, le poche voci che gridano nel deserto, come quella di Piergiorgio Odifreddi ne Il matematico impertinente; dice quello che si deve dire, la verità: Hitler nel concepire lo sterminio degli ebrei, si ispirò all’ ”efficienza” con cui gli stati uniti, dunque i coloni europei, sterminarono i nativi americani, e lo scrisse nel suo cesso di carta detto Mein Kampf.

Quell’efficienza fu davvero tale se oggi negli Stati Uniti nativi e meticci sono circa lo 0,13 % della popolazione totale.

La tattica fu la stessa del nazismo: denigrazione persistente dei nativi, negazione della loro cultura, per giustificare lo sterminio di quelle civiltà.

La verità sullo sterminio è stata nascosta per anni e ancora oggi proseguono i tentativi di occultamento della realtà storica, di gran parte dei documenti prodotti dai nativi e persino delle testimonianze reali. La denuncia dei fatti è ancora una prerogativa di pochi, della controinformazione.

Scrive Odifreddi: Il modello per la soluzione del problema ebraico è stato il modo in cui gli Stati Uniti avevano risolto l’analogo problema indiano: un genocidio sistematico e scientifico dei diciotto milioni di nativi che vivevano nell’America del Nord.
La legge del 1933, per la prevenzione dei difetti ereditari, era esplicitamente basata sul modello statunitense di Harry Laughlin, al quale i nazisti diedero per questo motivo una laurea ad honorem nel 1936 a Heidelberg. (…) La prima legge per la sterilizzazione di “criminali, idioti, stupratori e imbecilli” fu promulgata nel 1907 dall’Indiana…  Imitata da una trentina di stati americani, e dichiarata costituzionale nel 1927 dalla Corte Suprema… Negli anni ’30 furono sterilizzati 60.000 individui negli Stati Uniti, metà dei quali nella sola California…  Negli anni ’50, dopo la guerra, furono castrate 50.000 persone. Gli Stati Uniti hanno dunque preceduto e ispirato il nazismo (fonte Kelebek).

Nel 2007, una parte dell’American Indian Movement guidata da Russell Means, ha chiesto l’indipendenza della nazione Lakota dagli USA. Le condizioni di vita dei nativi sono nettamente inferiori rispetto a quelle dei bianchi, ispanici e anche di molti afroamericani: vi è infatti un’alta percentuale di suicidi tra gli adolescenti di 150 volte superiore a quella statunitense, una mortalità infantile cinque volte più alta e una disoccupazione che tocca cifre altissime; sono inoltre molto diffusi la povertà, l’alcolismo e la tossicodipendenza. In seguito a questa azione politica, dichiaratamente nonviolenta, è stata proclamata la nascita della Repubblica Lakota.

Onore dunque a Oyate Wacinyapin (Russell Means), Teghiya Kte, Canupa Gluha Mani, Mni yuha Najin Win, la delegazione nonviolenta Lakotah, che ha denunciato per l’ennesima volta la violazione dei trattati da parte degli USA, contro la stessa costituzione americana, la convenzione di Ginevra, sentenze della corte suprema USA e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni.

Ma finalmente, dopo 33 anni dalla Dichiarazione Nativa Americana di Continua Indipendenza, avvenuta nel 1974 a Standing Rock, è nata il 19 dicembre 2007 la Repubblica di Lakotah (100.000 abitanti, capitale Porcupine, situata territorialmente tra gli stati Dakota, Nebraska, Wyoming, Iowa e Minnesota), chiedendo agli USA di avviare negoziati pacifici. Sono state inoltre avviate pratiche per il riconoscimento con Venezuela, Bolivia, Cile, Sudafrica, Irlanda, Timor Est, Russia, Finlandia e Islanda. La risposta USA è scontata: non riconoscimento, ma è un primo passo, anche l’uomo di Neanderthal si è evoluto.

Il tempo comincia lentamente a far giustizia, sempre più persone si rendono conto della verità e soprattutto i genocidi eugenetici alla lunga falliscono sempre. Il disegno nazista è fallito di sicuro, ma comincia a delinearsi anche il fallimento di quello amerikano, se pensiamo che fino a qualche decennio fa, i nativi dei territori occupati da USA e Canada venivano considerati estinti. Auguriamo loro, invece, di diventare la grande nazione che avevano diritto di essere.

Vogliamo ora dire due parole anche sul fatto storico dal punto di vista europeo? Abbiamo già detto della contesa tra Spagna e Portogallo per la ricerca di nuove vie verso oriente, della raja, di due stati floridi sotto il profilo economico, in grado di finanziare viaggi anche lungo l’oceano. Siamo alla fine del Quattrocento quando Isabella, risolta la questione di Granada, finanzia Colombo per il viaggio verso occidente, attraverso l’oceano Atlantico. E’ il 1492. I grandi viaggi segnano l’inizio dell’era moderna e tutto avviene sempre con la supervisione della chiesa, presente nei viaggi con i propri religiosi.

Colombo si recò a corte ed ebbe la licenza (Capitolazioni di Santa Fe’ – Aprile 1492). Egli mise anche di suo nella spedizione, aiutato da giovani banchieri. Erano previsti per lui diversi privilegi: essere viceré delle terre che avrebbe scoperto e anche governatore (compito militare). Dal punto di vista economico avrebbe tenuto 1/10 di quello che avrebbe portato via. L’elenco dimostra che la regina pensava di trovare nelle Indie soprattutto beni preziosi. Era la ricerca dell’eldorado (la terra da dove proveniva l’oro).

Colombo toccò terra a San Salvador il 12 ottobre 1492. La terra scoperta “spettava” a Castiglia e Leon. Il regno catalano-aragonese non ebbe parte.

Passò del tempo prima che si chiarisse che quella terra non erano le Indie occidentali, ma un nuovo continente sconosciuto, abitato da popolazioni non progredite, apparentemente neolitiche che conoscevano l’uso dei metalli. Il primo approccio fu pacifico e si ebbe uno scambio di doni. Venne fondato un villaggio senza particolari opposizioni, Villa della Natividad. Colombo tornò a Palos il 15 marzo 1493, i catalani sostengono che approdò invece a Barcellona.

Il papa era allora Alessandro VI. Egli stabilì che le terre scoperte andassero alla Corona di Castiglia. In realtà lo decideva la raja, ovvero il parallelo che stabiliva i  limiti di conquista di Spagna e Portogallo. Dopo i ritocchi di cui si è già trattato, ovvero lo spostamento verso occidente, essa lambiva il Brasile e ciò consentì ai portoghesi (trattato di Tordesillas) di colonizzarlo.

Un concetto non va taciuto, questi fatti di diversi secoli fa, come si può capire, hanno conseguenze sul presente assetto mondiale, sulla politica attuale, sul risveglio dei popoli nativi, sui diritti degli stessi sanciti dall’Onu, in un’epoca in cui i signori della guerra la fanno ancora da padroni con la forza delle armi, non certo con la forza dell’intelletto e della ragione.

E’ importante sapere e capire perché in Brasile si parla portoghese, altrove spagnolo e inglese, ma soprattutto quale ne è stato e ne è il prezzo per i popoli nativi. Gli amerikani hanno voluto tutto ed è giusto che un giorno, speriamo non troppo lontano, ci sia giustizia, e siccome non siamo amerikani, almeno un po’.

(Storia moderna  – 14.3.1997) MP

Commenti (3)

L’olocausto occultato
3 #
vitty
vitty.blog.tiscali.it
vitty.n@tiscali.it
84.223.32.141
Inviato il 19/04/2014 alle 22:37
Mi piacciono molto queste tue spiegazioni della storia. Oltre che raccontare, sono delle vere e proprie denunce.
Gli anni passano,ma la stoltezza degli uomini resta sempre la stessa. Le prepotenze,i genocidi sono sotto gli occhi di tutti.
Quanto dovremo aspettare affinchè ci sia Giustizia???
Ho attraversato un brutto periodo,per questo sono stata assente.Ora va tutto bene, giusto in tempo per augurarti una serena Pasqua! Auguri a te e ai tuoi lettori!!!
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L’olocausto occultato
2 #
sally brown
innellama@tiscali.it
151.72.213.131
Inviato il 07/04/2014 alle 21:35
la pensiamo uguale?

L’olocausto occultato
1 #
giulia
chidicedonna.myblog.it
giuliapenzo@alice.it
82.60.161.88
Inviato il 30/03/2014 alle 13:37
strano… pur abitando in un posto di mare, leggendo il titolo mi è venuta in mente la pesca, cioè pesca-frutto. 🙂
buona domenica

SIAMO IN FASCIA PROTETTA

Lezioni condivise 77 – Isabella di Castiglia

31 Mag 2013 @ 3:05 PM

Non so a quanti possa essere capitato, ai tempi della scuola elementare, una sorta di apprendimento “random”, c’est a dire, percepire ogni tanto una parola o una frase mentre si era intenti a navigare con la fantasia per lidi più stimolanti e trasformare quanto captato in un concetto creativo, ma completamente avulso dalla sostanza della lezione.

La casistica potrebbe essere composita. Un esempio memorabile riguarda l’associazione di una parola, che infranse il fantastico viaggio, a un’altra omofona già conosciuta.

Resistenza per me era quell’aggeggio vagamente a forma di tempio a pozzo o di tomba egizia (da qualche parte devo aver raccontato delle decine di film di antichi egizi che mi son sorbito da bambino) che mio padre frequentemente sostituiva nel ferro da stiro, dicendo dopo averlo controllato “Est sa resistenza”.

Dopo le difficoltà ad accettare un’altra realtà e l’imbarazzo per il qui pro quo, mi chiesi certamente se fossi stato il solo ad andare in quella direzione così elettrica

L’altro aneddoto, più pertinente a questa lezione, riguarda un curioso scambio di persona.

C’è da premettere che tanti adulti persistono nel credere assolutamente ingenui i bambini, pur essendolo stati anche loro. Si comportano come se non ci fossero anche quando non sarebbe opportuno. Anche in TV ripetono continuamente “siamo in fascia protetta”, espressione molto “educativa” che non cadrà nel vuoto. Non ci si stupisca allora di veder stracciate le proprie convinzioni moralistiche di adulti, dimenticando che da bambini capitava di leggere fumetti come Isabella, Lucrezia e Messalina.

Ciò detto, per molto tempo fui convinto che le gesta della duchessa De Frissac, francese, del seicento e personaggio di fantasia, fossero quelle di Isabella di Castiglia da adolescente.

Alcuni storici immagino non abbiano avuto il mio stesso misunderstanding per avanzare dubbi sulla figura morale della Regina più famosa dell’età moderna, peraltro gli antagonisti, come in ogni conflitto radicale che si rispetti, la vorrebbero santa.

Isabella di Castiglia è una figura mitica della storia europea e non solo. Erede del casato di Trastàmara e d’Aviz, ma con un surplus di parentela nobiliare labirintica. Figlia del re Giovanni II, sorellastra del di lui successore Enrico IV, cui a sua volta successe nel 1474 – sebbene il regno rimase in bilico per la complicata guerra di successione intentata dai sostenitori di sua “nipote” Giovanna, indicata erede al trono quando si seppe delle nozze segrete tra lei e Ferdinando D’Aragona, celebrate nel 1469, che violavano il trattato che la designava regina con la clausola di sposare il re di Portogallo Alfonso V. Egli stesso avviò la guerra giacché diventato nel frattempo marito di Giovanna.

La figura di Isabella ha in parte oscurato quella del consorte, “cugino” d’adozione. Con il loro matrimonio si deve, de facto, la nascita dello stato moderno di Spagna, sancito dall’unione tra le corone di Castiglia e Aragona. Detta “la Cattolica”, a lei viene attribuita a torto o a ragione, in quanto regina dello Stato che finanziò il viaggio, la scoperta dell’America. Da lei e dal consorte fu accolto Colombo a Barcellona, e quando questi scoprì il nuovo mondo lo “donò” a Castiglia e Leon.

Le si attribuisce anche l’avvento dell’inquisizione in Spagna (fu forse più colpa di Ferdinando), ma è stata anche la regina del completamento della reconquista, conclusa nel 1492 con la presa di Granada.

L’ascesa al trono di Aragona di Ferdinando II non fu meno intricata, specie per le trame della madre Giovanna Enriquez; era lei che aspirava al matrimonio del figlio con Isabella, celebrato poi in segreto per l’opposizione dei nobili di Castiglia. Ferdinando era allora re di Sicilia. Successe al padre Giovanni II, re d’Aragona, solo nel 1479 e da questo momento operò di fatto come sovrano di uno stato unitario, sebbene legalmente i due regni fossero ancora distinti. Fu attivo soprattutto nella politica estera e militare, per la chiusura della faccenda di Granada, ultimo avamposto musulmano in Spagna e per la contesa con il Portogallo per la conquista del nuovo mondo, culminato con il trattato di Tordesillas del 1494, che in buona sostanza favorì la Spagna, rispetto alle bolle papali che lo precedettero.

In generale in quel periodo le monarchie venivano concepite come proprietà privata del sovrano, tale era la Castiglia per Isabella. Più complesso il discorso per l’Aragona, il cui territorio più importante, la Contea di Catalogna, con la città di Barcellona che godeva di particolari privilegi, era governato dalle Cortes (Generalitat), che diedero parecchio filo da torcere a Ferdinando.

Questi costituì il Consiglio d’Aragona nel 1494; ne facevano parte anche i castigliani, per la reciproca informazione e rappresentanti di tutti gli stati della corona (per la Sardegna, in un primo tempo parteciparono gli stessi catalano-aragonesi di stanza nell’isola, solo dopo il 1600 furono nominati realmente dei sardi).

Benché i due regni fossero uniti di fatto nella figura dei sovrani, le loro istituzioni rimasero separate. La Castiglia in quanto regno più ricco, fu quello in cui i sovrani stabilirono la loro residenza (per Aragona e Catalogna fu nominato un viceré). Tuttavia si trattò di una sorta di regno itinerante con continui spostamenti, specie da parte di Ferdinando.

La capitale era allora Toledo, ma la politica veniva esercitata prevalentemente a Valladolid e le questioni economiche a Burgos.

Un problema spinoso per i reali di Castiglia era la prepotenza nobiliare nel territorio e i numerosi privilegi concessi alle città. L’imposizione del Tribunale della “santa” inquisizione, nel 1478 fu dunque anche uno strumento politico per il controllo del dissenso e degli abusi.

I re cattolici fin dal 1482, per la loro fedeltà alla chiesa, ottennero il privilegio di designare i vescovi spagnoli al papa per la successiva nomina; questa presentazione avveniva sotto forma di supplica. Essi sfruttarono questo privilegio organizzando le terre della reconquista anche sotto il profilo religioso fin dal 1486.

Non tutto il potere fu concentrato nel Consiglio Reale. Isabella organizzò lo stato con i tre rami: nobiliare, clericale e reale (città regie) nelle cortes (il parlamento), rispettò le autonomie regionali e i fueros (consuetudini) e questo, insieme al suo senso di giustizia e clemenza, le procurò il consenso popolare.

Promulgò un codice valido per tutto il regno, che venne pubblicato nel 1484 con il titolo di Ordenanzas Reales de Castilla. Ella presiedeva quasi settimanalmente le sedute dei tribunali e dava pubblica udienza a chiunque ne facesse richiesta.

Creò i tribunali locali, le audencias; in Sardegna la “Reale udienza”, che essendo lontana dal potere centrale, godeva di ampi poteri. C’era anche un tribunale di ultima istanza, con la sola possibilità di grazia da parte della Regina.

Costituì inoltre delle commissioni o consigli (auxilium et consilium) su guerra, stato e ogni altro aspetto di governo, garantendosi un più efficace controllo della nobiltà.

In funzione di legare la corte con le città fu istituita la figura del Corregidor (sorta di commissario); non doveva essere del luogo in cui operava, né avervi parentele o interessi. La funzione era a tempo determinato e prima di lasciare l’incarico il suo operato era soggetto a controllo.

La guerra per la conquista del sultanato di Granada non fu semplice, durò undici anni, dal 1481 al 1492 e la capitolazione degli arabi fu dovuta a loro controversie interne e tradimenti, peraltro familiari, su cui si raccontano storie degne dei festini arcoresi.

Insomma ci fu una parte che vendette Granada e diede pure una mano a sbarazzarsi dell’altra. Nel trattato che ne conseguì del 1491, gli spagnoli si impegnavano a garantire la libertà religiosa ai musulmani. Solo pochi mesi dopo, sciolto il Sultanato, questi diritti vennero revocati con il decreto di Alhambra (che nella sostanza riguardava l’espulsione degli ebrei non convertiti al cristianesimo) e l’iniziò della campagna per la limpieza de sangre, che coinvolse anche i musulmani (moriscos) e gli ebrei (conversos o marrani) convertiti, discendenti compresi, giacché ben presto si cominciò a sospettare che le conversioni fossero solo fittizie e si continuassero a praticare le religioni di provenienza in privato, solo per non essere espulsi; ma a moriscos e conversos, fu destinato anche di peggio, accusati di eresia, furono le vittime primarie dell’inquisizione.

(Storia moderna – 21.2.1997) MP

Commenti (1)

“Siamo in fascia protetta”
1 #
giulia
g@alice.it
87.4.24.132
Inviato il 29/05/2013 alle 00:31
Dinnanzi alla storia non si favella… o sì?

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bilgelik sevgisi...bilgi aşkı

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