ACHTUNG! GIOCO PERICOLOSO

Lezioni condivise 57 – De principatibus novis qui armis propriis et virtute acquiruntur

30 Set 2011 @ 10:58 PM

Non ripeterò le riserve già espresse sui saggi politici di Machiavelli, ma per confermarne la pericolosità giova ricordare che uno degli estimatori de “Il principe” è, pensate un po’, l’italico premier, che nel 1992 si è cimentato addirittura in una prefazione al libro, con per illustri predecessori nientemeno che Craxi e Mussolini. E’ anche emerso che egli caldeggiasse l’avvento di un uomo forte al governo dell’Italia… dunque giudicate voi se l’esperimento bellusconian-machiavellico è riuscito. Da parte mia vorrei umilmente invitare i politici, veri o presunti, a non giocare mai al “principe”… i precedenti non sono incoraggianti.

Nel post su Ritratto delle cose di Francia, abbiamo visto come Machiavelli ammirasse tanto quello stato, anche sotto aspetti perlomeno discutibili. Egli osservava che vi era una grande produzione agricola e che il popolo non aveva un gran bisogno di denaro, quasi tutto in mano al re e ai nobili, che erano molto ricchi; il re (non fa mai il nome di Luigi XII) aveva un potere sconfinato e questo secondo il segretario fiorentino dava stabilità e potenza allo stato.

Questa situazione, a suo avviso, impediva lo sviluppo del “consumismo” e infatti i francesi vivevano sobriamente, non avendo vizi e tentazioni edonistiche; in questo modo anche la religione si sviluppava misticamente, senza la corruzione dei costumi italiani.

Machiavelli desiderava una tale situazione per lo stato fiorentino, facendo suo il desiderio quasi utopico dell’esule Dante, che rimpiangeva la città al tempo del trisavolo, quando essa viveva in pace e moralità, mentre quella del suo tempo era dilaniata e corrotta. Cacciaguida nel Paradiso ricorda i sani costumi dei Fiorentini antichi, la loro serena vita familiare, il culto delle memorie del passato. Una città non traviata dal denaro e dalla politica.

Fiorenza dentro da la cerchia antica,
ond’ ella toglie ancora e terza e nona,
si stava in pace, sobria e pudica.

Non avea catenella, non corona,
non gonne contigiate, non cintura
che fosse a veder più che la persona.

Non faceva, nascendo, ancor paura
la figlia al padre, ché ‘l tempo e la dote
non fuggien quinci e quindi la misura.

Non avea case di famiglia vòte;
non v’era giunto ancor Sardanapalo
a mostrar ciò che ‘n camera si puote.

Non era vinto ancora Montemalo
dal vostro Uccellatoio, che, com’ è vinto
nel montar sù, così sarà nel calo.

Bellincion Berti vid’ io andar cinto
di cuoio e d’osso, e venir da lo specchio
la donna sua sanza ‘l viso dipinto;

e vidi quel d’i Nerli e quel del Vecchio
esser contenti a la pelle scoperta,
e le sue donne al fuso e al pennecchio.

Oh fortunate! ciascuna era certa
de la sua sepultura, e ancor nulla
era per Francia nel letto diserta.

L’una vegghiava a studio de la culla,
e, consolando, usava l’idïoma
che prima i padri e le madri trastulla;

l’altra, traendo a la rocca la chioma,
favoleggiava con la sua famiglia
d’i Troiani, di Fiesole e di Roma.

Saria tenuta allor tal maraviglia
una Cianghella, un Lapo Salterello,
qual or saria Cincinnato e Corniglia.

A così riposato, a così bello
viver di cittadini, a così fida
cittadinanza, a così dolce ostello,

Maria mi diè, chiamata in alte grida;
e ne l’antico vostro Batisteo
insieme fui cristiano e Cacciaguida.
(Paradiso XV, 97 – 135)

Machiavelli accosta questo discorso a quello di Savonarola, cui riconosce l’opporsi alla corruzione di Firenze. Conosciuti i nuovi tempi evidentemente fece ammenda, infatti nella lettera a Ricciardo Becchi (scrittore apostolico presso la santa sede, che ebbe per qualche tempo degli incarichi dai Dieci di Balìa – sorta di ministero degli esteri fiorentino – per curare i rapporti con il papa) del 9 marzo 1498, si scagliò apertamente contro l’attività del frate.

Anche il discorso sulla Francia funge da premessa al vero scopo de “Il principe”, cioè consigliare (con tutta una serie di condizionamenti dovuti alla sua situazione di esilio) ai Medici rientrati a Firenze, i modi per fare proprio il principato e soprattutto come mantenerlo.

Ma proprio la sua condizione, a mio avviso, distolse Machiavelli dal suo vero scopo e lascia anche aperto uno spiraglio per poter sperare che in fondo non la pensasse proprio così come scriveva.

Le argomentazioni che propone nel cap. VI del Principe (De’ Principati nuovi che s’acquistano con l’arme proprie e virtuosamente), hanno più il sapore della letteratura che della politica.

Egli sostiene che i nuovi principati debbano prendere a modello i grandi esempi della storia, perché camminano li uomini quasi sempre per le vie battute da altri, specie dei grandi, appunto.

Il successo di un nuovo principato dipende tutto dalle capacità del principe che lo prende in mano e le difficoltà a reggerlo saranno minori quanta più virtù e fortuna esso avrà. E sarà meglio se vi risiede e non ha altri stati a cui pensare.

Ma c’è un altro elemento fondamentale che occorre avere e ci sono esempi eccellenti nella storia di principi che non hanno avuto né virtù, né fortuna, ma ebbero solo l’occasione, come fu per Mosè, Ciro, Romolo e Teseo. E le occasioni furono trovare il popolo di Israele schiavo in Egitto affinché si predisponesse a seguire Mosè; che Romolo fosse stato abbandonato alla nascita e così fondasse Roma; che Ciro trovasse i Persiani malcontenti dell’impero dei Medi, e i Medi fiacchi per la lunga pace; che Teseo trovasse gli ateniesi dispersi per poterli unificare.

Chi ottiene un principato per virtù proprie inizialmente avrà difficoltà a introdurre nuovi ordinamenti, a causa dei conservatori e dei pregiudizi, ma poi saprà mantenerli bene se potrà imporli con la forza. Perché se si impongono con le preghiere cascano. Tutti i profeti armati vincono, e i disarmati rovinano, come Savonarola. La natura de’ populi è varia; et è facile a persuadere loro una cosa, ma è difficile fermarli in quella persuasione.

Un altro esempio di occasione è quello di Ierone (Gerone II, 308 a.C. – 215 a.C), tiranno siracusano: la città essendo oppressa lo nominò capitano, lui cambiò la milizia e le amicizie, ebbe difficoltà a prendere il potere ma poi governò senza difficoltà per molto tempo. Ebbe occasione, virtù e fortuna, di lui Giustino (scrittore latino del II sec. d.C.): quod nihil illi deerat ad regnandum praeter regnum / nulla gli mancava per essere re fuorché il regno.

Sappiamo che il Machiavelli come esempio da imitare aveva in mente il Valentino, Cesare Borgia, suo contemporaneo, ucciso nel 1507 in un’imboscata, già cardinale e assassino del fratello, rivale nella scalata al potere. Esempio alquanto inquietante sia come figura, sia per l’azione e anche per i risultati. I Medici si saranno di certo toccati… ma in esso l’ex segretario vedeva il principe nuovo per un principato nuovo, che condensava in se, virtù (capacità d’azione e di comprensione), fortuna (tenerla da conto) e occasione (situazione storica che permette l’esercizio delle altre virtù).

Lo scopo di essere reintegrato nella corte medicea fallì, e per quanto anche i Medici non mi siano tanto simpatici, diciamo che se l’era proprio cercata.

(Letteratura italiana – 9.5.1996) MP

Qualche importante link: Indipendenza per le nazioni degli Indiani d’America American indian nations AID Cosa è successo a Wounded Knee Global pacific revolution Rivoluzionari in sottana Il sito italiano dei nativi americani Sentiero rosso – cultura nazioni native americane

Commenti (5)

Achtung! Gioco pericoloso
5 #
giulia
chidicedonna.myblog.it
g@alice.it
87.4.247.184
Inviato il 18/10/2012 alle 19:41
L’Italia s’è sopita… 🙂
dell’elmo di carta s’è cinta la testa…
Ha ha… visto che intelligggente ssonooo? 🙂
Sì, rifondiamo gli Stati Disuniti d’Europa!

Achtung! Gioco pericoloso
4 #
j
g@alice.it
82.58.222.44
Inviato il 25/02/2012 alle 09:08
Insomma, questo Monti non ti piace granché.
Chissà perché.

Achtung! Gioco pericoloso
3 #
j
g@alice.it
87.8.244.153
Inviato il 23/10/2011 alle 00:11
Stanotte sono qui…

Achtung! Gioco pericoloso
2 #
sally brown
innellama@tiscali.it
151.63.214.131
Inviato il 09/10/2011 alle 11:03
indipendenza e risarcimenti…magari ole/.)

Achtung! Gioco pericoloso
1 #
demoskaidemos
frondeverdi.myblog.it
ariosto2000@tiscali.it
87.0.169.158
Inviato il 18/09/2011 alle 21:21
Caro Indian, penso che tu abbia pubblicato questo passo del Vangelo di Luca (vedi post precedente, n.d.r.) per farci capire quanto è diverso il comportamento e l’atteggiamento dei governanti italiani da ciò che dovrebbe essere. Il paese al loro servizio, non loro a servizio del paese. Un esempio (ma se ne possono fare a migliaia): 30 prostitute sull’areo presidenziale, su un areo di Stato che dovrebbe essere utlizzato solo per il servizio della comunità dei cittadini, per soddisfare le demenziali follie sessuali di un vecchio rincoglionito in disfacimento fisico e mentale.
Capisco molto bene anche il tuo post precedente in cui ti chiedi se servirà un’ altra Piazzale Loreto.
Per me che sono cattolico c’è un motivo di tristezza profonda in più e di indignazione pensando che questo governo ha potuto affermarsi e durare così a lungo anche perché appoggiato e sostenuto da Vaticano e da una parte molto influente della gerarchia ecclesiatica. Purtroppo nulla di nuovo sotto il sole: l’appoggio che a suo tempo la chiesa gerarchica diede a Mussolini, ora lo rinnova per Berlusconi. Eppure è proprio essa che insegna: Errare humanum est, perseverare diabolicum.
Buona notte e buona settimana. Antonio.

ALTRI CAIMANI…

Lezioni condivise 49 – Res perditas, ante et post

31 Gen 2011 @ 11:28 PM

“Il Principe” di Machiavelli si formò grazie ad anni di esperienza del Segretario fiorentino presso lo stato toscano e di partecipazione ad ambascerie in giro per l’Europa, come una sorta di compendio delle sue relazioni politiche, nel momento in cui, caduto in disgrazia, fece di tutto per essere accolto nuovamente alla corte dei Medici e spinto da questa necessità lo scrisse di getto nel 1513.

L’opera pone problemi di vario genere, morali ma anche letterari, di cui si è discusso per anni, giungendo alle soluzioni più estreme e varie: è un testo meramente politico? è provocatorio al punto di essere paradossale? è condiviso fino in fondo dall’autore? Se ne continueranno a dire tante, anche di clamorose, ma al di là della cronaca, della curiosità letteraria, delle ipotesi, resta un testo che per diversi secoli ha influenzato il cinismo di molti governanti, questo è quello che conta, perciò ribadisco il duro giudizio già espresso. E’ un testo aberrante che ha ispirato feroci dittature e poco conta se Machiavelli lo volesse o no. Nell’Inferno Dantesco avrebbe trovato posto tra i consiglieri fraudolenti e come punizione potrebbe apparire anche mite, visto che l’effetto del fine che giustifica i mezzi è stato disastroso e generalizzato, non episodico e ancora oggi tiene banco presso certi governi più o meno autoritari.

Non c’è fine che giustifichi il crimine, perché non sarebbe comunque buono, giacché la verità è che i mezzi prefigurano i fini, e se sono criminali gli uni, lo saranno anche gli altri.

Soddisfiamo però la nostra curiosità, teniamo conto dei tempi, ma non giustifichiamo tutto con essi, giacché tra quattrocento e cinquecento abbiamo avuto figure ben diverse da Cesare Borgia e suo padre, papa Alessandro VI… basti pensare a Botticelli, Brunelleschi, Michelangelo, Leonardo, Ariosto, Shakespeare, Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Savonarola, Galileo, Colombo…

Ante res perditas.

Dalla pace di Lodi del 1454 fino alla fine del secolo gli stati italiani stettero in pace e Lorenzo de’ Medici, il Magnifico, fu considerato l’artefice di questo equilibrio. Quel periodo venne considerato il migliore dai tempi della Repubblica Romana, i principi poterono dedicarsi all’edonismo e si ebbe una fioritura culturale maggiore rispetto al resto dell’Europa.

La figura del principe italiano era quella di un bravo burocrate, intellettuale, mondano, in ozio… I governi italiani si cullarono su questo periodo di pace e quando nel 1494 Carlo VIII di Francia scese in Italia, nessuno riuscì ad opporre resistenza e lui poté fare quello che volle fino al regno di Napoli, suo obiettivo.

Dopo la morte del Magnifico fu Savonarola a dire che Firenze era corrotta e Machiavelli successivamente fu dello stesso parere. La sua analisi spaziava oltre Firenze, tutti gli stati italiani erano corrotti. Essi non avevano seguito il processo europeo di formazione dei grandi stati unitari, come Spagna e Francia, ed egli riteneva che anche l’Italia avesse dovuto seguire quella strada.

Anche Guicciardini, con il quale Machiavelli ebbe un’intensa corrispondenza parlò del tempo di Lorenzo il Magnifico in termini entusiastici, mentre fu molto pessimista e sconfortato in seguito alla discesa di Carlo VIII. Lo esplicitò con l’immagine del vecchio in un periodo di buon raccolto.

Ne L’arte della guerra (antologia) Machiavelli mise in evidenza la pusillanimità dei principi italiani (1519), dunque a suo modo di vedere il periodo di pace li aveva fiaccati, indeboliti, resi vulnerabili al primo che avesse invaso i loro territori.

Qualche tempo dopo l’uscita di scena di Savonarola iniziò l’avventura di segretario fiorentino del Machiavelli.

Nel Ritratto di cose di Francia tratta delle quattro visite che vi fece. Notò un complesso di superiorità dei fiorentini, anche sui francesi, considerati barbari. Lui non aveva questo atteggiamento. Si recò in Francia per capire quello stato.

Il primo viaggio, Luglio – Dicembre 1500, sei lunghi mesi, verté sulla questione pisana; doveva ottenere aiuti militari da Luigi XII, benché fosse scettico sull’efficacia degli aiuti esterni. Essendo la corte francese itinerante, visitò gran parte della Francia. Cercò di cogliere diversi aspetti della vita e del carattere dei francesi.

Il secondo viaggio avvenne nel 1504 e durò tre mesi, fu la Francia allora a cercare l’appoggio politico di Firenze contro gli spagnoli, nel napoletano.

Il terzo, giugno – luglio 1510, servì per avere notizie su un eventuale attacco di Pisa, di nuovo in subbuglio contro Firenze.

L’ultimo viaggio, del settembre 1511, tendeva ad ottenere che Luigi XII non tenesse un concilio scismatico a Pisa contro Giulio II.

E’ del 1503, Parole da dirle sopra la provisione del danaio (in una situazione di deficit) rivolto alla Signoria fiorentina. Machiavelli riferisce che quando Costantinopoli fu presa dai Turchi, avendo l’imperatore previsto la sua ruina, chiamò in aiuto i cittadini per la difesa e loro che lo avevano poco stimato non vollero donare denaro e solo quando sentirono l’esercito nemico alle mura corsero piangendo dall’imperatore, potando denaro e altro, e lui li cacciò, in quanto ormai era tardi.

Ma, osserva Machiavelli notando l’indisponibilità a sacrificarsi per il bene comune, non è necessario andare in Grecia per avere tali esempi, basta stare in Firenze.

Post res perditas.

Nel 1512 con la caduta di Pier Soderini e il ritorno dei Medici, Machiavelli venne rimosso dal suo incarico e confinato.

Intorno al 1513 Machiavelli iniziò a scrivere Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, dedicata ad esponenti degli Orti Oricellari di Firenze, luogo ove si riunivano giovani aristocratici per parlare di politica e cultura. Dell’opera Ab Urbe condita libri, ovvero (Storia di Roma dalla fondazione) dello storico Romano Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.) è pervenuta a noi solo la parte su cui si cimenta il nostro, con riflessioni e note tendenti a trarre insegnamenti dalla storia di Roma antica.

I Discorsi sono divisi in tre libri: politica interna, estera, i grandi di Roma.

La sua stesura fu interrotta per la scrittura de “Il Principe” e ripresa nel 1518/21, fu dunque frutto di grande elaborazione con pubblicazione postuma, mentre il principe fu scritto di getto. Lo dice lo stesso Machiavelli nei Discorsi: trattava di stato e di religione e si pose il problema di come si potesse tenere uno stato libero nelle città corrotte o fondarvelo.

Si tratta di una domanda ardua, ma egli con il pessimismo della ragione, riteneva si dovesse comunque combattere come Ettore che morì contro Achille per difendere Troia:

E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.
(Dei sepolcri, Ugo Foscolo)

…E riteneva che il tentativo si dovesse fare con uno stato regio, non verso uno stato popolare o repubblicano. Perché i popoli che non si lasciano correggere dalle leggi, a causa dell’ozio del tempo di pace, devono essere guidati dall’attività regia, anche con il “giogo intorno al collo” (sic!).

A voler essere buoni Machiavelli era meglio non tenerlo in ozio, maturava cattivi pensieri, forse beveva troppo e leggeva poeti deprimenti e recidivi, che alle elementari ci impaurivano più di Momoti

Dunque propose la dittatura del Principe, anche dura, che fosse volpe e leone… e passò a scrivere Il Principe: dovevano averlo fatto incazzare parecchio, difficile trovare attenuanti.

Il problema è che in tutti i tempi, anche oggi, qualche governante sui generis, tenta di applicare anche parzialmente le teorie di Machiavelli, se si è sfortunati ci si ritrova un Mussolini, se uno è asino, il risultato è più raffazzonato e ci si sorbisce un Berlusconi.

(Letteratura italiana – 3.5.1996) MP

Commenti (8)

Altri caimani…
8 #
giulia
chidicedonna.myblog.it
g@alice.it
87.2.244.210
Inviato il 21/02/2011 alle 21:08
Ah, qui mi viene in aiuto Kant, col suo secondo imperativo categorico: agisci in modo da trattare l’uomo come fine, mai come mezzo.
Allora un uomo non potrà mai utilizzare un altro uomo per i suoi fini, nemmeno quelli più “alti”.
Purtroppo sappiamo che la storia ci narra di manipolazioni, di strumentalizzazioni e sacrifici umani ed esistono ancora “principi” che si credono al di sopra degli altri.
Anche adesso è in atto un genocidio e si paventa la possibilità di un ritorno del fondamentalismo islamico. Ma la nostra cecità è colpevole, siamo stati in silenzio mentre dinnanzi a noi sfilavano le bande e le veline pronte ad immolarsi per il sultano di turno, pur conoscendo la situazione dittatoriale in quei paesi.

Altri caimani…
7 #
sally brown
innellama@tiscali.it
79.8.91.44
Inviato il 20/02/2011 alle 18:55
che il popolo sia l’ asino da guidare è opinione un bel po’ diffusa soprattutto durante i secoli che precedono il ’900. Il problema è che ci governa viene fuori da quello stesso popolo e ovviamente lo stesso strumento assume usi diversi a seconda della mano e del pensiero di chi lo usa.
ole/.)

Altri caimani…
6 #
demoskaidemos
frondeverdi.myblog.it
ariosto2000@tiscali.it
87.2.214.237
Inviato il 14/02/2011 alle 14:24
E’ la prima volta che vengo sul tuo blog, navigando non ero ancora entrato nel tuo porto.
Mi è piaciuto questo tuo post, in ogni caso perché affronta un argomento che a ogni cattolico adulto e che voglia essere adulto, responsabile e coerente, deve stare a cuore. Purtroppo una parte , ahimè quella che più conta, della gerarchia cattolica sembra impegnata a giungere in ritardo e ad apparire ottusa.
Auguri per il tuo blog, spero proprio che in molti vengano a visitarlo: lo merita.
Ciao buona settimana e buon lavoro.

Altri caimani…
5 #
sally brown
innellama@tiscali.it
79.13.197.82
Inviato il 11/02/2011 alle 18:51
s’assomigliano. hai notato?
guarda…guarda…lo stesso naso!!
hai notato?
sono tornata. su tiscali e su google
ole/.)

Altri caimani…
4 #
ivy phoenix
edera.fenice@tiscali.it
109.113.188.63
Inviato il 07/02/2011 alle 18:43
non sono per nulla d’accordo.
bagnasco ha parlato bene ma anche troppo…
il papa se si fosse intromesso mi sarebbero cascate le braccia ma ha dimostrato di essere superiore. perchè dare importanza alla vita private di una persona simile? perchè è il presidente del consiglio? non è che dio guarda alle persone… non esistono titoli ma anime…
quindi meglio rivolversi in generale e non dare più importanza ad un’anima secondo l’ottica dell’importanza umana.

Altri caimani…
3 #
emma
chidicedonna.myblog.it
g@alice.it
87.0.32.51
Inviato il 03/02/2011 alle 00:15
http://gazzettino.it/articolo.php?id=137182&sez=NORDEST

Altri caimani…
2 #
emma
chidicedonna.myblog.it
g@alice.it
87.5.226.252
Inviato il 02/02/2011 alle 16:48
Che dire. Problema tutto vostro, quello della giustizia all’interno della Chiesa. Diciamo che un intervento papale su tale questione risulterebbe d’intromissione, quindi è stato ben accolto un richiamo all’art. 54 da parte del Cardinal Bagnasco, anche se poi ha punzecchiato la magistratura, colpevole di uno spreco ingente di forze (non ricordo le precise parole).
Bisogna poi ammettere che voci si sono levate da parte di tanti fedeli. Te ne cito una che è stata anche letta durante la trasmissione “L’infedele” di Suor Giaretta. Ti lascio un link che ho trovato in rete.
http://www.filomenainrete.com/?p=851

Altri caimani…
1 #
po-lent
polent@lip.it
87.2.241.211
Inviato il 26/01/2011 alle 13:50
Seeeee, tutto leggero in sardegna! Come la mettiamo allora col pecorino?

BON’ANNU E FELICIDADE

Lezioni condivise 37 –   Il tempo di Savonarola

31 Dic 2009 @ 9:38 PM

Forse Machiavelli non è il personaggio adatto a celebrare l’inizio di un nuovo anno, ma vi dirò, mi hanno sempre stupito quelli che eroicamente celebrano in qualche modo le persone più distanti da loro, scoprendo in esse, disperatamente, qualcosa di positivo. E’ quello che è accaduto a me in questo caso, un po’ come quando Marco, dal suo punto di vista, scriveva ai compagni delle Brigate Rosse, con i dovuti distinguo…

Machiavelli trascorse a Firenze gli ultimi trent’anni del quattrocento. Là fornì agli intellettuali un osservatorio politico. Nonostante potesse sembrare un piccolo centro, Firenze divenne la patria delle dottrine politiche e della rappresentazione storica, nel senso moderno del termine.

Il nostro visse e maturò in un ambiente colto e spregiudicato, ai tempi di Lorenzo il magnifico, artefice dell’equilibrio della politica italiana. Machiavelli fu tra i pochi a criticare questa politica. Eppure quel periodo permise una fase di crescita e civiltà, una pace continua, sebbene questa stabilità celasse i contrasti esistenti tra i vari stati. Firenze tuttavia era la città più attiva nello scacchiere italiano dal punto di vista culturale e politico, il cuore dell’Italia del tempo, in cui si consumarono eventi importanti come la calata di Carlo VIII, la caduta e cacciata di Piero de Medici, l’avventura del Savonarola.

La visione machiavelliana della realtà è di respiro europeo. Il primo documento in cui Machiavelli ci appare in politica è del 1497.

In quel tempo a Firenze, nel convento di san Marco, si era soffermato un frate ferrarese, che, diventato priore, divenne l’anima del rinnovamento della città, un rinnovamento morale.

Per spiegare l’avventura del Savonarola dobbiamo pensare che siamo alla fine di un secolo colorato da paure apocalittiche, bisogni di rinnovamento, paura della fine del mondo. Anche sul piano europeo c’era stato un tentativo di rinnovamento e non poteva essere che una rivoluzione religiosa, da intendersi in senso astronomico, un “ritornare all’origine”.

Savonarola si era accorto che in città, al di là della bellezza di Firenze e del tenore di vita elevatissimo, vigeva la corruzione dei costumi e un lusso sfrenato… tema ripreso da Machiavelli ne “L’arte della guerra”: “Credevano i nostri principi italiani, prima ch’egli assaggiassero i colpi delle oltramontane guerre, che a uno principe bastasse sapere negli scrittoi pensare una acuta risposta, scrivere una bella lettera, mostrare ne’ detti e nelle parole arguzia e prontezza, sapere tessere una fraude, ornarsi di gemme e d’oro, dormire e mangiare con maggiore splendore che gli altri, tenere assai lascivie intorno, governarsi co’ sudditi avaramente e superbamente, marcirsi nello ozio, dare i gradi della milizia per grazia, disprezzare se alcuno avesse loro dimostro alcuna lodevole via, volere che le parole loro fussero responsi di oraculi; né si accorgevano i meschini che si preparavano ad essere preda di qualunque gli assaltava.” Egli coglie il tarlo segreto che mina una società profondamente edonistica e che crede il vivere sia un’affermazione individuale, si preparava invece a diventare preda dell’invasore.

Non che egli avesse alcun problema sulla lussuria, ma proprio per questo, quando accusa l’edonismo, la sua condanna diventa più forte in quanto fatta da un laico.

Nella Mandragola, storia di un adulterio, considerata una delle commedie più pessimiste del cinquecento, il protagonista agisce con l’inganno, convince il marito dell’amata che ella sia sterile e possa guarire con un’erba mandragola, ma che il primo a fare l’amore con lei morirà e farà in modo che questi sia egli stesso… un bel “morire”.

Non si tratta tanto di una storia a lieto fine, come potrebbe sembrare. Al di là del grottesco, l’autore rappresenta il suo turbamento: perché altrove non have dove voltare el viso. Rappresenta in questo modo il degrado dei costumi.

Quello che sa di fetore nella Mandragola è che non c’è un’azione superflua, tutto corre filatissimo, tutti i personaggi hanno un fine veramente edonistico.

Il Savonarola capì quanto di precario vi fosse dentro la facciata linda di Firenze, promosse una crociata, fece tante profezie e progetti: “Far partire da Firenze il rinnovamento dell’Italia”; naturalmente ebbe per avversari coloro che vivevano negli agi. Patrocinò la riforma della politica in città, basata sul governo popolare con il Consiglio Maggiore. La sua avventura terminò però sul rogo, le sue ceneri furono gettate nell’Arno.

Machiavelli nel periodo della sua formazione assistette a questi avvenimenti. Pochi mesi dopo la caduta di Savonarola fu eletto Segretario fiorentino, incarico che cessò nel 1512.

Il sistema politico nella penisola italiana era allora basato su cinque grandi stati: Ducato di Milano, Repubblica di Venezia, Stato fiorentino, Stato della chiesa, Stato di Napoli. Questi stati vivevano e prosperavano, mentre in Europa, Spagna, Francia e Inghilterra si stavano indebolendo, essendo agglomerati di realtà preesistenti che ogni tanto proponevano i loro specifici problemi. L’allargamento di questi stati era avvenuto con la conquista, erano minati all’interno dalla lotta per il potere, con un personale intellettuale restio ad affrontare i problemi quotidiani.

L’Italia peraltro era debole per un sistema economico usurato dall’avanzata dei turchi in oriente, che bloccavano il commercio veneziano; per lo spostamento del baricentro economico con la scoperta dell’America; l’usura del sistema politico; la crisi dell’egemonia religiosa della chiesa…

Scava scava, la storia ha delle variabili, ma soprattutto degli elementi che non mutano mai. Continuo a breve, così per un po’ mi tolgo il pensiero…

(Letteratura italiana I – 18.4.1996) MP

Commenti (14)

bon’annu e felicidade
14 #
flyss
flyss-somethingchanged.blogspot.com/
82.61.167.90
Inviato il 10/02/2010 alle 11:33
desapparecido torna con le tue lezioni!!!
ciauuuu

bon’annu e felicidade
13 #
trudy
87.9.239.196
Inviato il 06/02/2010 alle 19:54
Ciao,
ho visto che hai rielaborato il testo, inserendo la tua osservazione nel contesto più che nell’opera del Macchiavelli o nelle gesta del Savonarola. Lettura interessante che potrebbe essere riproposta nei nostri gesti, non in nome di una morale, ma in nome della giustizia, dell’eguaglianza.
La foto machiavellica, potresti spiegarcela?
trudymorbidosa

bon’annu e felicidade
12 #
Paola
lamiavitabellaebrutta.blog.tiscali.it
78.13.145.144
Inviato il 31/01/2010 alle 10:15
il 31 gennaio sono giusto in tempo per augurarti buon anno anche io!!!!!
Che personaggio interessante Macchiavelli…una testina da esplorare secondo me…:-)

bon’annu e felicidade
11 #
manta
87.4.242.43
Inviato il 30/01/2010 alle 00:09
Avevo letto la mandragola a scuola, era divertente e non si conciliava con Il principe.
Ma dici che le categorie di motivi per la crisi dell’Italia siano ancora valide?

bon’annu e felicidade
10 #
giampaolo
riflessioniallospecchio.blog.tiscali.it
95.225.25.53
Inviato il 25/01/2010 alle 18:01
A questo punto ti dico “buon proseguimento”!ciao.giampaolo.

bon’annu e felicidade
9 #
Timo
130.89.210.35
Inviato il 24/01/2010 alle 17:55
Cos’è sta storia della radio?????voglio sapere tuttoooo,auguroni intanto,e..ehi, finalmetne hai cambiato canzone 😛

bon’annu e felicidade
8 #
lori
diotima47.blog.tiscali.it
93.46.66.171
Inviato il 20/01/2010 alle 23:04
radio? come? cosa?
ehm, auguri, sì…auguri…certo…io…beh…bella la musica…commossa…sgrunt

bon’annu e felicidade
7 #
cleide
62.10.210.159
Inviato il 19/01/2010 alle 15:26
Ti seguirò stasera in radio. Buon inizio Angel!!

bon’annu e felicidade
6 #
celia
78.15.205.68
Inviato il 19/01/2010 alle 10:14
In questo nuovo anno non avevo ancora lasciato un commento.
Un saluto Angel, ci sono, sono viva, sono senza ispirazione e quando posso vengo a trovarti.
Unu basu.

bon’annu e felicidade
5 #
notimetolose
notimetolose.myblog.it
151.51.35.60
Inviato il 11/01/2010 alle 19:32
Bon ann nov. E’ così che si dice nel mio dialetto. Ma è la cadenza che fa. Ci vorrebbe il sonoro. Abbraccio.

bon’annu e felicidade
4 #
Grazia
lafontedeglidei.it
88.35.39.73
Inviato il 04/01/2010 alle 09:59
Buon Anno…ti auguro tanti giorni felici e magari …un nuovo libro 🙂

bon’annu e felicidade
3 #
Graphic Emotions
graphicemotions.blog.tiscali.it//
79.1.200.30
Inviato il 01/01/2010 alle 00:45
Buon Anno a te

bon’annu e felicidade
2 #
faraluna
speranzadivita.blog.tiscali.it
78.15.223.89
Inviato il 31/12/2009 alle 22:54
Buon Anno e tanti auguri di felicità e gioia.
Un grande abbraccio.:-) faraluna

bon’annu e felicidade
1 #
signora
87.0.240.72
Inviato il 29/12/2009 alle 17:09
Bellissima sta canzone, struggente, ma non la capisco… nel testo intendo.

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