STORIA DELL’OCCHIO…

Lezioni condivise 95 – La doppiezza pirandelliana

31 Dic 2014 @ 6:23 PM

Ogni espressione culturale e artistica ha origine dalla necessità dell’uomo di rappresentare se stesso sotto un’ampia serie di forme, scrittura, pittura, musica, con l’uso del corpo, della mente e soprattutto dei sensi, è un creare e ricevere.

Alla base del teatro c’è la vista, quindi l’occhio, è un’arte da guardare, per conoscere, meravigliarsi – dal greco thèatron, thèa e dal latino spectàre, specère (spettacolo).
E’ l’occhio che ci fa provare le sensazioni, ci permette di conoscere il mondo, ci fa meravigliare continuamente di noi (gnothi seautón = conosci te stesso), in un ciclo di visione e rappresentazione.
L’occhio è il varco che entra e porta dentro di noi, il faro della nostra fronte, ciò attraverso cui è passato, passa e passerà tutto ciò che conosciamo e conosceremo. Chi ci guarda negli occhi entra dentro di noi e da questo atto nascono sensazioni e sentimenti. L’occhio non si punta per molto tempo sull’occhio, vaga; non guardare negli occhi è negare la conoscenza agli altri e a se stessi.
L’animale quando si trova in pericolo e non ha via di scampo, guarda negli occhi, è un modo istintivo per dominare l’altro, per entrare nel suo mondo conoscerlo, comunicare.
L’uomo fa lo stesso in maniera consapevole, provando, a seconda dei casi, piacere, rabbia o altre emozioni.
E’ il teatro della vita, perché la vita è teatro, in quanto noi vediamo; guardare è l’attività principale, fondamentale, dell’uomo, sia come codice ludico, che come codice  mimetico o altro.
Il teatro è il nostro modo di comunicare con gli altri, per quello che siamo. Più noi tentiamo di comunicare agli altri, più noi riusciamo a conoscere noi stessi.
Questa teoria dell’occhio viene stravolta in una società schizofrenica, pregna di condizionamenti e di diffidenze, ove si vuole o si è costretti ad apparire diversamente da come si è, anche se gli altri non ci vedono per come cerchiamo di mostrarci. Il teatro si evolve!
Questo esperimento di vite parallele, tra privato, commedia, dramma e politica, fu pienamente esercitato da Luigi Pirandello. Egli di sicuro si inventa un altro se stesso nelle sue commedie, ma se ciò si potesse dire anche delle sue scelte politiche, sarebbe tutto a suo vantaggio.
Nel caso di Ungaretti credo di essere stato abbastanza chiaro, non vedo perché non dovrei esserlo per Pirandello. Due casi diversi. Ungaretti non ha alcuna attenuante e anzi diverse aggravanti, in più ha vissuto abbastanza per potersi ricredere e non lo ha fatto. Con questo non voglio dire che Pirandello abbia delle attenuanti, aderì volontariamente al fascismo in età matura e all’indomani del delitto Matteotti, adducendo peraltro motivazioni aberranti, pertanto condivido il senso del giudizio che espresse Giovanni Amendola e di tutti quelli che hanno avuto lo stesso coraggio, non certo di chi ancora oggi a “sinistra” tenta di negare la realtà, nascondendo, negando, giustificando.
Strappò una tessera del PNF, questa fu una buona azione, ma continuò ad essere fascista e ad avvantaggiarsi dei “premi” di Mussolini, quando il suo stesso dramma familiare lo avrebbe dovuto allontanare. Morì il 10 dicembre 1936, prima che il fascismo mostrasse il suo lato peggiore; non sappiamo pertanto se ne avrebbe preso le distanze o meno. Ma anche questa non è un’attenuante rispetto alle scelte già fatte.
Nonostante Pirandello sia stato un personaggio e un commediografo tale da ispirare considerazioni diverse (alludo appunto al suo alter ego letterario), una persona è un tutt’uno e tutto quello che è stato contribuisce al giudizio finale.
Nato il 28 giugno 1867 in contrada Caos presso Girgenti (dal 1929 Agrigento), all’età di 25 anni si stabilì a Roma, ove lo raggiunse la proposta del padre di fidanzarsi con Antonietta Portulano, figlia del suo socio d’affari. Si sposarono nel 1894, lei aveva quattro anni meno di lui. Anche se non ebbero alcuna intimità fino alle nozze, l’unione riuscì anche sotto il profilo passionale, ma per motivi accidentali fu breve. Nel 1903 in Antonietta comincia a manifestarsi la malattia mentale, che ha come pretesto, prima la gelosia morbosa nei confronti del marito (la pazzia di mia moglie sono io), poi il fallimento della società di famiglia (la zolfara di Aragona), l’impoverimento, la morte del padre e l’internamento, concluso con la morte nel 1959.
Le testimonianze concordano su un Pirandello fedele, che visse anni di tormento; secondo Corrado Alvaro, suo amico, la tragedia familiare determinava tutte le sue azioni (non so se sia uno degli alibi). Ebbero tre figli Stefano, Lietta e Fausto.
Pirandello ebbe un singolare rapporto con il figlio Stefano (1895-1972), il maggiore, nato un anno dopo il matrimonio. Questi cambiò cognome in Landi, perché il nome del padre lo oscurava. Ha scritto un solo romanzo e diversi lavori teatrali, in un’ottica opposta a quella del padre, lui sana ove il padre affonda la lama e tuttavia il padre credeva nella sua arte e lo faceva partecipe della sua, tanto che sarà lui a concludere I Giganti della Montagna.
Tentiamo di valutare in che modo Pirandello si sdoppia nella sua opera, specie nei miti, ove è confermata la positività dei suoi personaggi femminili. Forse una sorta di ricompensa per il dramma della moglie, per lei e per se stesso, una sorta di indennizzo psicologico.
Ne Il mito di Lazzaro (1926), ambientato in epoca contemporanea, al sud, dove le donne sono considerate ancora subalterne, emerge la figura di Sara, personaggio di grande dignità, secondo la visione della donna da parte di Gesù.
Diego e Sara, marito e moglie, giungono a separarsi per i continui contrasti. Lei si rifà una vita dopo i vani tentativi di riconciliazione, se ne va in campagna dove stabilisce una libera relazione, non condizionata da regole e religione. Diego si occupa dei figli, relega Lucio in seminario e Lia in convento; ma Lucio si rifiuta di diventare prete e il padre muore nella conseguente violenta reazione; sarà risuscitato dal medico, come Lazzaro. Ha scoperto però che nell’aldilà non c’è nulla e le sue rinunce sono state inutili, perde la fede e cerca la vendetta.
Lucio per poter mediare tra padre e madre si dedica alla vita religiosa e sostiene che Dio non va interpretato secondo logiche razionali, ma più profonde. Dice al padre: Eri morto e sei risuscitato senza vedere al di là, è il tuo castigo. Devi vivere e lasciar vivere. Questo è bene, è Dio: valorizzare ciò che c’è in questa vita. Con la stessa logica esorta la sorellina Lia, paralitica, a rialzarsi e lei lo fa.
Diego/Lazzaro, solo metaforicamente legato al personaggio del Vangelo, è la riproposizione del dramma della resurrezione/rinascita fisica e interiore dell’uomo.
Lazzaro (da Maschere nude) fu stroncato da “Civiltà cattolica”, che non vi lesse la speranza che nasce dalla capacità dell’uomo di rispondere alle proprie domande, ma ateismo, dunque incapacità a superare i limiti della conoscenza.
Ne I giganti della montagna (iniziato nel 1928), un mito tra favola e realtà, il mago Cotrone, abbandonata la civiltà si occupa dei sei abitanti dell’isola La Scalogna, ai margini della vita, per difenderli dallo sfruttamento padronale, dispensando verità, le verità che la coscienza rifiuta. Ma nell’isola arriva la compagnia della contessa Ilse. Lei, ospitata dal mago, vuole portare in scena La favola del figlio cambiato, ma non c’è teatro nei dintorni.
Cotrone propone di rappresentare la favola nel paese dei Giganti che abitano nella vicina montagna, in occasione di una grande festa di nozze, pur sapendo che essi sono adusi all’uso della forza e un po’ bestiali.
Fin qui Pirandello; il dramma è concluso dal figlio Stefano: i giganti inferociti dallo spettacolo che non comprendono, aggrediscono gli attori e Ilse viene smembrata come un fantoccio. Ilse rappresenta la cultura, torturata dall’ignoranza, “la tragedia della Poesia in questo brutale mondo moderno”, scrisse Pirandello a Marta Abba.
Poteva essere l’inizio di un ripensamento? Eppure questi giganti sono l’immagine dei nazifascisti, che anche lui (pur non gradendo la definizione) nel suo concreto pirandellismo, apprezzava come nemici della cultura e dell’arte, arricus de tontìmini, alla stregua dei macellai di Charlie Hebdo. *

(Storia del teatro e dello spettacolo  – 11.4.1997) MP

* postilla del 9.01.2015

Commenti (1)

STORIA DELL’OCCHIO…
1 #
Giulia
http.chidicedonna.myblog.it
giuliapenzo@alice.it
5.90.10.161
Inviato il 11/02/2015 alle 21:28
Stai guardando Sanremo ?

“…LA PROPORRÒ PER IL RUOLO DI KAPÒ!”

Lezioni condivise 29 – Il delitto Matteotti

31 Mar 2009 @ 11:24 PM

Sono certo che se a capo del governo, al posto di un giullare fanfarone, affarista, superficiale, ignorante, piglia granchi e via dicendo, ci fosse uno reazionario come lui, ma privo delle caratteristiche anzidette, oggi avremmo o rischieremmo il fascismo, semplicemente perché il “popolino”, la maggioranza silenziosa, ha creato e continua a creare le condizioni per svolte autoritarie, essendo succube non reattivo delle varie puttanate personali e politiche che ci dispensa l’attuale kapò con il suo intercalare nasale.

All’inizio degli anni venti del secolo scorso, il fascismo si rafforzò e raggiunse l’egemonia cui mirava, grazie all’adesione di una massa di popolazione non qualificata, impreparata, illetterata (contadini, piccoli esercenti, piccoli artigiani…).

Socialisti e popolari non riuscivano a fare proseliti tra questa gente, che non aveva ancora assimilato i valori democratici. Essa si lasciò convincere dalla propaganda antiparlamentarista e il fascismo ne approfittò per portare avanti la sua demagogia e l’imposizione di un capo (punto fondamentale della sua ideologia).

Questa massa assicurerà la vittoria al fascismo nell’aprile del 1924, grazie soprattutto alla Legge Acerbo, legge elettorale maggioritaria nota anche come “legge pro fascio”, la quale stabiliva che la lista di maggioranza relativa che avesse raggiunto il 25% dei voti, avrebbe conseguito i 2/3 dei seggi della camera. L’altro terzo sarebbe stato diviso in modo proporzionale tra i partiti della minoranza. Di fatto si rinunciava, con il pretesto di avere un esecutivo stabile, ad un regime liberale e democratico. Il Senato era allora di nomina regia, in base allo Statuto albertino del 1848.

I fascisti si presentarono alle elezioni con il cosiddetto Listone (insieme con nazionalisti e la maggioranza dei liberali, fiancheggiatori “a titolo personale”).

Nel mezzogiorno il consenso al fascismo arrivò attraverso il voto liberale, grazie al voto clientelare.

I liberali non riuscirono nell’intento di trasformare il fascismo in un partito conservatore moderato.

La minoranza dei liberali invece, tra cui Giolitti, presentò proprie liste, non si presentarono come antifascisti, ma non vollero confondersi con loro.

L’opposizione costituzionale era formata da Amendola e Bonomi (liberaldemocratici), Partito popolare, i due Partiti socialisti e i comunisti, tutti gli altri erano nel listone.

I fascisti ebbero più del 64% in un clima di violenza e intimidazione. Nonostante ciò l’opposizione prese il 35% dei voti.

In Sardegna si registrò qualche presenza fascista nell’iglesiente, un po’ a Cagliari, Tempio e Sassari. Presenza marginale perché si trattava di zone rosse e anche perché vi era un forte Partito Sardo d’Azione.

Il fascismo arrivò in Sardegna solo nel 1923 con il generale Gandolfo, il quale cercò di sciogliere il PSd’AZ nel PNF, cosa che gli riuscì a metà (sardo-fascismo). Per ottenere questo scopo, inserì il programma del PsdAz, sotto il nome di fascismo.

Tra i candidati sardi c’erano Segni e Mario Berlinguer, padre di Enrico e Francesco Cocco-Ortu, esponente dei Liberal democratici.

Alla prima riunione della Camera dei deputati, convocata per la convalida degli eletti, il segretario del PSU, Giacomo Matteotti, contestò la validità delle elezioni e dei risultati, documentando una serie di violenze da parte dei fascisti contro elettori antifascisti.

Il 10 giugno 1924 Matteotti venne rapito e ucciso da un gruppo di squadristi e il suo corpo trovato due mesi dopo. Si levò allora l’indignazione contro il fascismo, ma il comando era ben saldo e i fatti successivi segnarono una svolta decisiva verso la dittatura.

(Storia contemporanea – 27.3.1996) MP

Commenti (14)

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
14 #
box barcelona
boxbcn.es/
denice-sturgeon@freenet.de
83.50.159.243
Inviato il 02/11/2012 alle 03:30
Hello everyone, it’s my first go to see at this web page, and post is really fruitful for me, keep up posting such content.

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
13 #
stefania
melodiainotturna.blog.tiscali.it
93.148.254.156
Inviato il 07/05/2009 alle 20:27
Grazie per essere passato da me. Non puoi immaginare quanto abbia sentito l’Italia vicino. Davvero. Mi piacerebbe rileggerti ancora. Ciao

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
12 #
ivy
donotpanichereiam.blog.tiscali.it
78.12.166.138
Inviato il 06/05/2009 alle 21:28
letto…
veramente dai miei ricordi scolastici mi pareva che i mandanti del delitto matteotti saltarono fuori ben dopo.. per parecchio restò un mistero che il fascimo si guardava ben di svelare

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
11 #
Timo
vitaintensa.blog.tiscali.it
192.87.16.244
Inviato il 05/05/2009 alle 15:54
oh no e cos’avevo scritto??ah si…che oggi, per quel che si sa, niente omicidi materiali per raggiungere la dittatura ma tante menti allontanate o plagiate (purtroppo le plagiate son troppe).
Dai ora però non cancellarlo ‘chè io son una persona impulsiva, dall’ispirazione passeggera, e in questione di secondi la vena da scrittrice tarda a tornare. Anche se devo dire i tuoi posts offrono sempre spunti interessanti. E bella musica.
Saluti sempre dall’Olanda, dove oggi 5 maggio è il giorno della liberazione dalla Germania nazista e, al contrario del 25 aprile in Italia, è sentito da tutti non solo esponenti e simpatizzanti della sinistra.

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
10 #
Paola
lamiavitabellaebrutta.blog.tiscali.it
159.213.40.5
Inviato il 04/05/2009 alle 14:15
…non ti preocupare che con il revisionismo che mi pare di vedere a giro, anche certi piccoli insegnamenti che la storia poteva darci, verranno eliminati..così…per non aver nessuna possibilità…di imparare dagli errori passati…:-(

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
9 #
Grazia
62.10.247.170
Inviato il 02/05/2009 alle 00:58
per fortuna ho controllato…non mi registra il link
http://www.lafontedeglidei.it

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
8 #
Maryloo
maryloo.blog.tiscali.it
87.24.231.181
Inviato il 29/04/2009 alle 18:41
Proprio una decina di giorni fa guardando il telegiornale nella mia mente passò veloce e solo abbozzato un pensiero su un possibile ritorno del fascismo o altre forme di dittatura…mha’! Non dipende da noi, la massa è blobbante e sempre più incolta.
Latito ma leggo sempre qualcosa qua e là. Ciao.

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
7 #
Titania
ilboscodititania.blog.tiscali.it
87.30.144.220
Inviato il 29/04/2009 alle 17:36
Ciao, mi pare che il tuo blog sia pieno di post interessanti, non lo conoscevo, verrò a leggerti ancora.

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
6 #
Nenet
tuttinsieme.blog.tiscali.it
87.6.86.97
Inviato il 29/04/2009 alle 15:31
Abbelloooooo!!! Lo sai quale sarà la prossima opera in cartellone al Lirico? Cavalleria e PAGLIACCI un mio collega mi ha dato un’idea splendidda … con un abile fotoritocco rifare la copertina dello spartito … a breve il risultato finale … probabilmente lo pubblico da Ilari … ti terrò informato … apprezzerai di sicuro!!!!
Scrivimi al contattami che ti mando l’istruzione per fare kaput all’omino blu!!! 😀 DDD
Mandi e buona giornata
Nenet

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
5 #
diotima
93.46.64.12
Inviato il 29/04/2009 alle 12:59
perdona l’ignoranza, fammi una lezione su quelle noci, non ho mai capito che vuol dire
una novità, sono anche qua hptt://reiteratecolline.splinder.com
ci sono certi prof che parlano…il tuo parere sarebbe gradito

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
4 #
cleide
ritmididentro.blogspot.com
62.10.173.128
Inviato il 23/04/2009 alle 18:07
Come sempre i tuoi collage di immagini non hanno bisogno di parole. Angel mi sa che latitiamo un po’ tutti.L’importante è tenerci in contatto. Un bacio.))

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
3 #
faraluna
speranzadivita.blog.tiscali.it
78.15.214.185
Inviato il 22/04/2009 alle 10:36
Ciao Angel,anche tu sei da un pò che non scrivi…
Passo per lasciarti un abbraccio:-)) faraluna
P.S.:Grazie dei tuoi passaggi da me.

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
2 #
celia
78.15.169.6
Inviato il 17/04/2009 alle 16:14
Che silenzio in questo blog. 🙂
Come sempre molto interessanti i tuoi post. E’ Monica Guerritore nella foto che mi fa pensare 🙂
Ciao Angel tottu bene?

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
1 #
ivy
donotpanichereiam.blog.tiscali.it
78.12.167.254
Inviato il 09/04/2009 alle 23:07
buona pasqua max

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