QUELLI CHE POSSEDEVANO IL CAVALLO, OH YES…

Lezioni condivise 64 – Nobiltà e società spagnola postgotica

30 Apr 2012 @ 10:56 PM

La nobiltà spagnola, erede della Visigota e figlia della reconquista, ne è stata in qualche modo protagonista, in quanto strumento utilizzato dai Re per quel preciso scopo.

Non si tratta, almeno nel periodo in esame, di quella categoria di cui si diffida per essersi fatta durante la storia passata o recente una cattiva nomea (come per i politicanti, militari, polizia, preti, economisti, capitalisti, amerikani, e via dicendo): la nobiltà spagnola durante la reconquista, va considerata con alcuni distinguo. Essa non fu fine a se stessa, ebbe un ruolo storico, il cui alone leggendario limita l’iniquità della sua essenza sociale non egualitaria, che tuttavia osserviamo con il dovuto distacco espositivo.

Nei primi secoli delle monarchie iberiche il titolo nobiliare più elevato era quello del rico ombre (in portoghese rico-homem). Ne Las Siete Partidas di Alfonso X si legge che “Secondo il costume spagnolo, sono chiamati ricos-hombres coloro che in altri territori si dicono conti o baroni” e il re li chiamava cugini.

Si chiamavano ricoshombres per il fatto che avevano molti vassalli e possedimenti che i re concedevano loro, secondo i meriti nel sostenerlo nella reconquista e ripopolazione delle terre.

Las Siete Partidas era, come diremmo oggi, un testo unico, cioè un tentativo di raccogliere tutte le leggi e le consuetudini locali, vigenti nel decaduto regno visigoto, di cui Alfonso X rivendicava la continuità.

Il testo era sommariamente così concepito:
A l servicio de Dios … (Per il servizio di Dio …)
L un FFE Catholica … (La fede cattolica …)
F Izo Nuestro Sennor Dios … (Il Signore Dio ha fatto …)
O ANR sennaladas … (Riti speciali …)
N Ascen entre los ommmes … (Tra gli uomini non nascono …)
S esudamente dixeron … (Gli antichi saggi saggiamente dissero …)
O luidança et atreuimiento … (L’oblio e l’audacia …).
Una sorta di acrostico forzato con all’interno contenuti più documentali.

Con il regno visigoto di Spagna ormai diventato Al Andalus in seguito all’occupazione arabo/megrebina, quel che rimaneva dell’antico popolo venuto dalle pianure danubiane, organizzava la propria riscossa con l’hidalguìa, una investitura d’onore, senza feudo, ma con l’onere di andare in guerra nel momento in cui il Re lo avesse chiesto, mantenendo un proprio cavallo e proprie armi, esercitandosi militarmente, con l’idea di respingere gli occupanti.

Etimologicamente hidalgo viene da hijo de algo o hijo de alguien (lett. “figlio di qualcuno”, cioè qualcuno che conta), dunque ricco, si rifà quindi al concetto di rico homem; una via di mezzo tra i ricohombre e caballero. Ma le denominazioni si confondono nel tempo, così che nel XII sec. queste differenziazioni sostanzialmente cadono.

Gli hidalgos nascono quindi come soldati della reconquista, nobili del nord o senza titolo. Hidalgo è ancora oggi sinonimo di nobile nei paesi di lingua spagnola e portoghese, ma nasce come termine che sta ad indicare la nobiltà originariamente non titolata.

I titoli venivano allora trasferiti al primogenito (majorascato), l’erede (affinché il patrimonio non si smembrasse), mentre gli altri diventavano conquistadores, che dovevano cioè conquistare sul campo la propria ricchezza.

La hidalguìa dava diritto a una serie di privilegi e distinzioni sociali, talché gli hidalgos erano esentati dal pagare le tasse, ma non necessariamente possedevano beni immobili. Questi privilegi erano i fueros. anch’essi uniformati ne Las Siete Partidas.

I fueros raccolgono il diritto locale fin dall’XI secolo, si distinguono tra breves (consuetudini) ed extensos (leggi).

Tra i più importanti c’è il Fuero Juzgo del XIII secolo (1241), una versione in lingua castigliana del Liber Iudiciorum (654 d.c.), una compilazione di leggi territoriali che derivano dalle norme consuetudinarie importate dall’esperienza dei Visigoti nella Spagna del V e VI secolo.

In un contesto più ristretto il “fuero” rappresentava il riconoscimento scritto che il signore feudale faceva nei confronti di realtà più piccole ed aveva generalmente ad oggetto il patrimonio. Per questa ragione diventò presto sinonimo di privilegio accordato dal Signore.

Tra i testi più importanti in questo senso si possono citare la carta di Aviles (1085) e la Competenza di Oviedo, in leonese, nonchè la Carta dei Caldelas Castro (1228), il più antico documento scritto in galiziano.

Nelle Asturie, gli hidalgos arrivarono ad essere quasi l’80% della popolazione, e nel caso della Cantabria questa percentuale fu addirittura maggiore, arrivando all’83% nel XVI secolo e superando il 90% intorno al 1740. Nella signoria di Biscaglia, esisteva anche il cosiddetto diritto di hidalguía universal, in virtù del quale i biscaglini erano hidalgos per nascita.

Questa inflazione portò a delle distinzioni tra hidalgo de sangre e hidalgo de ejecutoria, fino alla completa abolizione dei privilegi in seguito all’avvento del liberalismo all’inizio del XIX secolo, senza comportare l’abolizione della nobiltà.

Il prototipo di hidalgo nella letteratura romanzesca è Don Chisciotte, a cui viene dato il nomignolo di “hidalgo genial” da Miguel de Cervantes. Nel romanzo viene rappresentato satiricamente come un hidalgo de sangre.

A reconquista ormai compiuta, nei regni cristiani del nord della penisola iberica, appaiono i nobiles de segnario (signorie), possessori del maniero (señorio), che ricalcava il feudo dell’impero carolingio. Si diffusero, in termini di rifeudalizzazione, quali doni per meriti e servizi resi al sovrano. Il titolo maggiore era quello del Señor. Egli governava, legiferava, coniava moneta, riscuoteva le tasse e organizzava la leva, ma sotto il controllo del Re (Señor per eccellenza), di cui era vassallo. Non vi era ancora il contratto feudale, che garantiva più indipendenza. Il señorio resistette fino al XIX secolo, abolito dalla Costituzione del 1812.

Nella scala sociale spagnola vi era poi il Terzo ordine (sempre con riferimento alle Siete partidas) cioè il popolo, ma riferito più precisamente a chi lavorava per i Señores. Mentre all’inizio della reconquista il popolo erano i contadini, gli uomini liberi (di città), agricoltori, lavoratori alle dipendenze dei conventi o di signori.

Gli abitanti delle città, i vecinos (cioè i nativi) acquisirono privilegi, in particolare i commercianti e gli artigiani. Nelle città agivano i probiviri o probos hombres, mentre si creava il concetto di fuero, come diritto.

In realtà raccapezzarsi nella giungla nobiliare del feudalesimo spagnolo non è un’impresa semplicissima e lineare. Che dire dei signori della forca e di coltello o dello ius utendi et abutendi, nonchè della ius prime noctis o jus primae noctis…?

(Storia moderna – 31.1.1997) MP

Commenti (9)

Quelli che possedevano il cavallo, oh yes…
9 #
mara
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Quelli che possedevano il cavallo, oh yes…
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e certo che ti leggo sempre, ma vedi che su myblog ho lasciato sempre una traccia di me…… ps: associo la betti alla santacroce perchè a mio parere gli scatti più sensuali e trasgressivi sono quelli fatti a lei!!!!
bacio tesoro.

Quelli che possedevano il cavallo, oh yes…
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Lupus in fabula!

Quelli che possedevano il cavallo, oh yes…
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andreapac
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Inviato il 19/07/2012 alle 14:58
Ciao e buon caldo che giovi.
Ricordo un film di anni fa credo “padre padrone” che racconta la vita dei pastori sardi e la disputa in quei giorni fra la storia sarda e dei pastori spagnoli che reclamavano la solita tradizione. Mai dimenticato quando i padre strappa dall’aula di scuola il figlio giunto all’età di andare a guardare i greggi. Ogni passato ha da non dimenticare la fatica e i sacrifici e i dolori.
Speriamo in un presente sia nostro che spagnolo più ricco di ottimismo e risultati gratificanti.

Quelli che possedevano il cavallo, oh yes…
3 #
literature
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Inviato il 26/05/2012 alle 18:17
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Quelli che possedevano il cavallo, oh yes…
2 #
giulia
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Inviato il 30/04/2012 alle 23:47
Aspetto il seguito alla jannacci.

Quelli che possedevano il cavallo, oh yes…
1 #
andreapac
andreapac@tiscali.it
37.183.41.64
Inviato il 29/04/2012 alle 09:37
Buona domenica, grazie della visita e la dritta.
Picasso raccontava di non aver mai conosciuto il tuo citato. Stiamo attententi a menzionare certi episodi. Se ne racconta tante post morte. Rimane un grande anche se per noi ominidi la carne è debole.

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