UN FIGLIO DI PAPA

Lezioni condivise 59 – Fortuna e disfatta del Principe

30 Nov 2011 @ 12:30 PM

La figura di Cesare Borgia è davvero singolare e fa il paio con quella del padre Rodrigo, papa; ma è sbalorditivo il riguardo di Machiavelli nei suoi confronti in rapporto ai crimini commessi, stando almeno alla cruda lettura del Principe; quanto alla posizione della chiesa sui suddetti, non se ne parli! fosse solo Alessandro VI lo scheletro nell’armadio che si porta dietro… (omissis et re omissis).

Figlio del papa (espressione sufficiente a smascherare secoli di ipocrisia), seminarista in gioventù, pur non avendo mai ricevuto la consecratio, fu nominato Vescovo di Valencia e poco più tardi pure cardinale. Alcuni anni dopo uccise suo fratello Juan e depose la porpora cardinalizia, ma solo per darsi alla politica, non per indegnità.

Luigi XII di Francia, in cambio dello scioglimento del proprio matrimonio, gli concesse la mano di Carlotta d’Aragona, scorciatoia verso il Regno di Napoli, ma lei rifiutò e per accontentare il re si addivenne a un compromesso. Cesare dovette ripiegare su Charlotte d’Albret, sorella del re di Navarra, ottenendo anche il titolo di Duca del Valentinois.

Nel 1499, il Valentino, seguì il re francese nella spedizione in Italia (per molti versi analoga a quella di soli cinque anni prima del suo predecessore Carlo VIII); approfittando di ciò, Alessandro VI, papa e papà Borgia, affaccendato per sistemare il figlio, destabilizzò i suoi stati feudali dell’Italia centrale, dichiarandone i principi decaduti per mancato pagamento del censo, in modo che Cesare, visto che era di passaggio, potesse occuparli con l’esercito di Svizzeri messogli a disposizione dal re di Francia. Conquistò così la Romagna e parte delle Marche.

Ad operazioni in corso, però, il re richiamò l’armata del Valentino che, facendo buon viso a cattivo gioco, fece ingresso trionfale a Roma. Qui aggregò un esercito ancora più numeroso, aiutato dagli Orsini e altri signori (truppe ausiliarie e mercenarie). Conquistò Pesaro, Rimini e con enorme difficoltà Faenza. Gesta, ovviamente, piene di inganni e crudeltà. Volse poi le sue mire a Bologna e alla Toscana. In Emilia lo fece desistere Luigi XII stesso, in Toscana pose condizioni a Firenze, Pisa e attaccò Piombino e le isole. Solo in seguito si unì ai Francesi per la conquista del Regno di Napoli.

Nel 1500 Luigi XII e Ferdinando I di Spagna conclusero un accordo segreto per spartirsi quel regno e con relativa facilità posero fine alla dinastia aragonese. Il papa intanto si vendicò dei Colonna e dei Savelli che avevano appoggiato Federico I di Napoli.

Valentino proseguiva nelle sue conquiste: nel 1502 prese il ducato d’Urbino in modo fraudolento (chiese truppe in prestito a Guidobaldo da Montefeltro per dar battaglia a Camerino e una volta disarmatolo attaccò Urbino, di cui quello era signore). Si creò dunque una situazione di egemonia del Borgia su tutto il territorio della Chiesa, non solo in Romagna e nelle Marche, ma anche in Umbria.

L’espediente di Urbino mise in allarme gli alleati, proprio quando il Borgia intendeva attaccare nuovamente a Bologna. Essi, ed in primo luogo i nemici giurati, gli Orsini, da Siena a Perugia, da Bologna a Fermo, promossero un’impresa aventiniana, passata alla storia come congiura della Magione (dalla località omonima presso Perugia). Si accordarono per allestire un esercito che avrebbe dovuto muover guerra contro il Borgia; fomentarono rivolte a Urbino e in Romagna ottenendo che venissero restaurati i vecchi duchi. A Imola il Valentino ebbe il soccorso di Luigi XII mentre era allo sbando; tuttavia si riorganizzò e i suoi nemici, avendone paura, tentennarono. Firenze gli mandò il Machiavelli a dire che erano suoi amici. Anche gli Orsini si riconciliarono promettendogli la ripresa di Urbino e Camerino… Guidobaldo e gli altri minacciati scapparono e il Borgia ebbe gioco facile, come a Senigallia, dove la città gli fu ceduta e fu festeggiato dai vecchi alleati/nemici.

Proprio durante questi festeggiamenti, il Borgia, attuò la tecnica che Dante rimproverò a Guido da Montefeltro (promessa lunga con l’attender corto)… A tre mesi dalla Magione, due congiurati vennero strangolati immediatamente; gli Orsini, arrestati, fecero la stessa fine a Città della Pieve, solo per dare il tempo al padre di arrestare a Roma tutti gli altri componenti della famiglia, per una sorta di pulizia etnica.

Gli si arresero anche Città di Castello e Perugia, non attaccò Siena solo perché protetta dai francesi, anche se cercò di ottenere il permesso in cambio dell’aiuto contro la Spagna, che nel frattempo aveva occupato l’intero regno di Napoli. La Francia voleva parte del napoletano, ma la Spagna non gliela cedette. Luigi XII scese nuovamente in Italia, chiese aiuto al Valentino, intiepiditosi col re, infatti di nascosto trattava con entrambi i contendenti.

Passarono solo alcuni mesi e Alessandro VI morì, la fortuna del Valentino si rovesciò. Si ammalò, forse colpito come il padre dal veleno che loro stessi avevano destinato ad altri.

Lo sfacelo del suo stato fu velocissimo, tutti i suoi nemici ripresero il loro posto e Venezia prese la Romagna. Divenne papa un suo nemico, Giuliano della Rovere (Giulio II) di cui, ormai malato, si fidò, ma venne arrestato e solo nel 1504 riuscì a scappare per Napoli, dove fu incarcerato dagli spagnoli, vincitori sui francesi, e spedito in Spagna nelle galere di Ferdinando. Riuscì a evadere, si rifugiò in Navarra dal re, suo cognato, per difendere il quale dai ribelli, morì banalmente nel 1507.

La vicenda di Cesare Borgia, anche in un’ottica cinica come quella del Principe, avrebbe consigliato di non essere presa come esempio da proporre ai Medici, appena rientrati a Firenze. Esercizio inutile, giacché il Principe preso in considerazione commise diversi errori che il Machiavelli stesso stigmatizza, ciò che salva sono paradossalmente la crudeltà e gli inganni… per uno che stava in esilio forzato non c’è male! E’ pertanto legittimo dubitare del reale scopo dell’opera, sebbene anche optando per una lettura alternativa restino tante domande irrisolte.

Con sullo sfondo sempre il Valentino, dopo aver discusso delle varie tipologie di stato, nel cap. XII del Principe, Machiavelli discetta di armi, ovvero della forza militare di uno stato, di come reclutarle. A questo tema dedicherà anche i capp. XIII (ove propone diversi esempi della pericolosità delle armi ausiliarie e mercenarie) e XIV (dove in sostanza suggerisce di guardare ai grandi della storia, che anche in pace pensavano alla guerra. Auguri!).

A suo avviso, i buoni fondamenti dello Stato sono due: avere buone leggi e buone armi. Non ci possono essere buone leggi dove non ci sono buone armi e dove sono buone arme conviene sieno buone legge, in quanto strumenti per applicarle.

Le milizie possono essere: mercenarie, ausiliarie, miste, proprie.

Esclude l’uso delle armi mercenarie e di quelle ausiliarie, in quanto lungi dal dar sicurezza, sono pure infedeli e pericolose per lo stato, gagliarde fra gli amici, tra e nimici vile (…) e nella pace se’ spogliato da loro, nella guerra da’ nimici, in quanto aspirano alla grandezza propria.

Il principe invece dovrebbe essere il conduttore di un proprio esercito, giacché è più facile guidare armi proprie che armi esterne. Ne sono state esempio Roma e Sparta in positivo e al contrario Cartagine, Filippo Macedone coi Tebani, Francesco Sforza coi milanesi, Sforza padre con Giovanna di Napoli.

Firenze, sostiene Niccolò, non finì in mano ai mercenari perché Giovanni Aucut (John Hawkwood, Jean de l’Aiguille, Giovanni Acuto) fu sconfitto; lo Sforza a Milano, invece, vinse e poté realizzare le sue ambizioni, mentre i veneziani a Vailà (Agnadello), il 14 maggio del 1509, guidati dalle truppe mercenarie di Bartolomeo d’Alviano, in una giornata perderono quello che in ottocento anni con tanta fatica aveva acquistato.

Secondo Machiavelli, l’origine delle armi mercenarie è italiana e fu iniziata dalla chiesa: El primo che dette reputazione a questa milizia fu Alberigo da Conio, romagnolo (…) Il risultato è stato, che quella (l’Italia) è stata corsa da Carlo, predata da Luigi, forzata da Ferrando e vituperata da’ Svizzeri (…)

Avevano, oltre a questo, usato ogni industria per levar via a sè, e a’ soldati la fatica e la paura, non s’ammazzando nelle zuffe, ma pigliandosi prigioni e senza taglia. Non traevano di notte alle terre, quelli delle terre non traevano di notte alle tende, non facevano intorno al campo né steccato né fossa, non campeggiavano il verno. E tutte queste cose erano permesse ne’ loro ordini militari, e trovate da loro per fuggire, come è detto, e la fatica ed i pericoli; tantoché essi hanno condotta Italia schiava e vituperata.

Nella sua intenzione di teorizzare uno stato comunque forte, sicuro e funzionale, Machiavelli si barcamena in tutt’altre questioni. La sua ricetta è un minestrone dove anche i buoni ingredienti diventano indigesti: la necessità per uno stato di credere in qualcosa, di avere una propria identità, cosa che a Firenze (ma non solo) difettava, svilisce in soluzioni per niente originali, in una società in cui l’umanesimo era una brigata di pericolosi estremisti, come l’uso della religione per tenere a bada il popolo.

(Letteratura italiana – 15.5.1996) MP

Commenti (10)

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Inviato il 20/12/2011 alle 16:06
…o com’è che tornano di moda i Borgia e il Machiavelli?…sarà mica per (l’orgia)Borgia che hanno dato in tv?…
a me pare che cambiano i nomi, cambiano le cifre che identificano gli anni…cambiano gli strumenti, ma alla fine il succo della questione non cambia…:-(

Un figlio di papa
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jane
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Inviato il 18/12/2011 alle 00:22
A suo avviso, i buoni fondamenti dello Stato sono due: avere buone leggi e buone armi.
E perché allora tu sei contrario a questo? Vuoi che l’Italia si trovi indifesa davanti al nemico?
Vorresti che la manovra togliesse soldi alla difesa per buttarli via (sprecati) per qualche miserrimo? Ascolta il Macchiavelli!!!!

Un figlio di papa
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giulia
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Inviato il 17/12/2011 alle 01:04
Bella questa dell’invenzione tutta italiana dei mercenari!
Brrr… comincia a far freddo…. giulia

Un figlio di papa
1 #
gipsy
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Inviato il 27/11/2011 alle 01:01
Quest’ultima bisogna che me la spieghi meglio.
17 anni di fortuna. Che poi tutte le sfighe all’italia e agli amici, durante il suo regno. Basta pensare a Mubarak, gheddafi, … putin adesso 🙂 smack!

FUOR DI RETORICA, Giovanni Paolo II

Onore e gloria al fratello Karol!

In queste ore i commenti sono stati tanti…

A mio modo di vedere, non avendo eccessivamente approfondito il suo pensiero, Giovanni Paolo II è stato complessivamente un Papa molto positivo, soprattutto sotto il profilo della testimonianza Cristiana per la pace e la giustizia.

Forse ha iniziato il suo pontificato in modo conservatore, o così è stato letto dagli osservatori. Il debito Cattolico nei confronti degli ebrei e dunque la necessaria riconciliazione con essi, non gli hanno consentito di esercitare quella pressione su Israele, che forse avrebbe già da tempo risolto la questione palestinese.

Nulla possiamo recriminare invece su quanto non è riuscito ad ottenere dagli amerikani e dal loro capo guerrafondaio: con i criminali – lo sappiamo – è difficile trattare.

Per questo Buuush (ha un cognome onomatopeico!) si sarebbe potuto risparmiare l’apparizione di ieri, falso, fariseo, ipocrita, vomitevole… ma degno maestro di Silvio da Arcore, lecchino!

Riferimenti: … e a dir di Sardigna

03 Apr 2005 @ 5:50 PM

Commenti (4)

  1. Hatsumoto scrive:

4 Aprile 2005 alle 20:48

hihihi. Grazie per i complimenti comunque. Un bacio. P.S. Questa foto che hai messo in questo post è semplicemente incantevole..

  1. Hatsumoto scrive:

4 Aprile 2005 alle 15:46

cosa intendi per ” comunque sei molto buona ”. Sono curiosa =P

  1. emanuela bonchino scrive:

4 Aprile 2005 alle 01:57

Sono molto d’accordo con te, la faccia fintamente contrita di Bush e Laura è stata una brutta nota stonata in queste ore. Tanto più che lui se ne è stra-fregato ai tempi della guerra in Iraq di quello che diceva il suo padre spirituale (essendo George W. un cristiano rinato e fondamentalista). Se non verrà ai funerali non lo rimpiangerà nessuno.

  1. shardana scrive:

3 Aprile 2005 alle 19:04

la cosa peggiore che si è vista ieri, è stato quel coccodrillo di Bush… gli amerikani digeriscono tutto, quando non emette fuoco empirico contro i loro interessi. Speriamo che la parola di Giovanni Paolo II accenda quel fuoco nonviolento, che come consentì al Mahatma di cacciare gli inglesi, consenta al mondo di restituire ai pellirosse la loro terra. Augh!

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