LA LINGUA E’ MOBILE

Lezioni condivise 97 – Appunti di storia della Linguistica

28 Feb 2015 @ 11:58 PM

Ancora una volta, trattando di linguistica, mi tornano in mente i pedanti saccenti, quelli che usano correggere ogni loro percezione di difformità rispetto alla lingua standard. Ciò stona particolarmente riguardo all’italiano, essendo stato ridotto, sia dalla retorica post-risorgimentale che dal fascismo, a idioma stantio, conservatore, oscurantista, imposto a scapito delle altre lingue territoriali che si è tentato di far scomparire. Eppure, dal punto di vista linguistico, il dialetto fiorentino e gli altri sono sullo stesso piano, hanno tutti origine dal latino e appartengono allo stesso dominio linguistico “italiano”, benché si manifestino fenomeni di differenziazione, indicati nella geografia linguistica dalle isoglosse (dal greco ísos = uguale e glossa = lingua), linee che segnano il confine tra fenomeni linguistici difformi.

Tornando ai pedanti, essi parlano senza avere idea di cosa sia una lingua e meno ancora gli studi linguistici; non che questa sia una colpa, ma non si predica ciò che non si conosce, e non mi riferisco certo alle piccole innocenti correzioni didattiche.

Riporto, solo per dare un’idea dell’oggetto degli studi, un breve saggio di storia della linguistica, una serie di elementi da sviluppare.

Senza evocare la torre di Babele, si possono considerare precursori in materia, il Primo trattato grammaticale islandese (XII sec.) e il De vulgari eloquentia di Dante (XIV sec.).

L’iniziazione scientifica allo studio delle lingue è dell’avvio del XIX secolo e ha origine dal Romanticismo; prima di allora vi era stato solo empirismo grammaticale, retorica, o speculazione filosofica.

Nel 1786 William Jones scoprì un rapporto di parentela storica tra sanscrito e greco-latino-gotico-celtico. E’ l’inizio degli studi di “grammatica comparativa” come li definì nel 1808 Friedrich Schlegel, che classificò le lingue in isolanti (prive di struttura grammaticale), agglutinanti (ad affissi) e flessive (lingue indoeuropee).

Con la pubblicazione del volume Sul sistema di coniugazione del sanscrito comparato con quello del greco, latino, persiano e germanico di Franz Bopp, nel 1816, nasce ufficialmente la Linguistica in Europa.

Friedrich Diez, intorno alla metà dell’Ottocento, adatterà il metodo storico-comparativo alle lingue neolatine: est (italiano e valacco, alias rumeno), nord-est (provenzale e francese), sud-ovest (spagnolo e portoghese). Il sardo si colloca in un dominio centrale, avendo caratteristiche miste.

A fine Ottocento il movimento dei neogrammatici (Lipsia) fisserà a tavolino le regole della linguistica comparativa. Ad essi si opporranno Graziadio Isaia Ascoli con le due Lettere glottologiche e Hugo Schuchardt con Intorno alle leggi fonetiche. Contro i neogrammatici. I quali negheranno che le norme linguistiche possano avere un’applicazione generale e assoluta come le leggi fisiche, sostenendo che sono le variabili tempo e spazio a determinarne e limitarne l’azione.

Ha origine così la geolinguistica e con essa gli atlanti linguistici, la prima rappresentazione cartografica dei fenomeni linguistici.

Il padre ufficiale della geolinguistica è Jules Gilliéron (1854-1926), svizzero, insegnante di dialettologia; egli pubblicò un atlante fonetico dei dialetti gallo-romanzi con un raccoglitore unico non linguista, Edmond Edmont, perché la conoscenza della materia non lo condizionasse. La ricerca si basava su 1400 domande ordinate per campi semantici e sul principio di equidistanza dei punti di indagine.

Nel 1916 con Cours de linguistique générale di Ferdinand de Saussure nasce lo strutturalismo; egli sosteneva che “il linguaggio è riconducibile a cinque o sei distinzioni o paia di cose”: la dicotomia tra linguistica diacronica e linguistica sincronica, le serie associative in absentia (memoria) e le serie di successioni in praesentia (asse sintagmatico, parole legate da un rapporto di continuità), sistemi semiotici il cui significato (signifié) è associato in modo arbitrario al significante (signifiant), l’arbitrarietà del segno linguistico (arbitraire du signe).

In Italia Matteo Bartoli (docente di Gramsci) e Benvenuto Terracini (docente anche all’Università di Cagliari ed esperto di lingua sarda) daranno vita nella prima metà del Novecento alla nuova linguistica spaziale, o neolinguistica, la quale punterà l’attenzione sui legami tra ambienti, classi o strati sociali, da un lato, e varietà sociali della lingua dall’altro, siamo agli albori della Sociolinguistica.

A partire dal 1950 assistiamo allo sviluppo di altri indirizzi di analisi linguistica: linguistica cibernetica o teoria dell’informazione; linguistica statistica o linguistica quantitativa; linguistica computazionale, studio del linguaggio con l’ausilio dei calcolatori; la pragmatica, che studia “i rapporti dei segni coi loro utenti”; la linguistica cognitiva.

Negli anni settanta nasce la Textlinguistik o Linguistica testuale, studio dei vari tipi di testo, scritti e orali, e delle operazioni cui vengono sottoposti. Il testo è ogni parte linguistica enunciata di un atto comunicativo che soddisfa sette criteri di testualità: a) coesione, b) coerenza, c) intenzionalità, d) accettabilità, e) informatività, f) situazionalità, g) intertestualità.

L’ibridità o testo misto è la mescolanza di testi e stili diversi: di forme diamesiche (secondo il mezzo o il modo usato per comunicare, orale, scritto, tv, stampa, dislocazione, ridondanza, paratassi, gerghi, regionalismi,  ecc.), di tecniche discorsive (citazioni, discorso riportato); di campi di conoscenze (tipi testuali: descrittivo, narrativo, argomentativo…).

Nello stesso periodo si sviluppa la Sociolinguistica. Uno dei precursori è certamente Noam Chomsky, l’esponente italiano più noto è Giorgio Raimondo Cardona. Essa non si occupa del sistema linguistico astratto, la langue (che attiene alla Sociologia del linguaggio), ma della parole, e di come essa varia nelle effettive realizzazioni linguistiche ad opera di parlanti ‘reali’, condizionati da molteplici fattori, il background socio-culturale, il contesto sociale attuale, la situazione comunicativa. Si sviluppa soprattutto intorno alla variabile diastratica (status, istruzione, età, sesso, social network, ecc.) e la variabile diafasica, legata ai vari contesti situazionali nei quali di volta in volta avviene l’interazione linguistica.

Il contesto linguistico ci permette di scoprire che una stessa lingua ha una moltitudine di registri (modi di esplicitarla) a seconda delle differenti variabili in cui po’ essere usata, le più comuni sono lo spazio e il tempo, le situazioni psico-affettive, cognitive o socio-culturali differenti: famiglia, lavoro, scritto, orale e via dicendo.

La Semantica, è una disciplina linguistica complessa, relativamente recente, si basa su queste due leggi: 1. Un solo termine-oggetto non comporta significazione; 2. La significazione presuppone l’esistenza della relazione tra due termini. E’ evidente che alla base di un significato vi è una relazione tra due termini, altrimenti cadrebbe il senso stesso di significato.

L’evoluzione degli studi linguistici ha comportato conseguentemente quella degli strumenti adoperati per questi studi, non esclusi gli atlanti linguistici e la ricerca sul campo.

Questo non sminuisce ovviamente l’importanza degli studi del passato. Resta una pietra miliare per noi sardi, il Dizionario etimologicodi Max Leopold Wagner, capolavoro della lessicologia; ma anche la carta corografica dello Spano, ove è proiettata la completa realtà linguistica della Sardegna, nonché le carte, prima in ordine alfabetico, poi onomasiologico (rapporto di tutte le denominazioni cosa-parola), basate sull’omogeneità per campi semantici dei dati.

Ad esempio, solo a Cagliari il tuorlo d’uovo ha almeno queste tre denominazioni: aravellu – revellu – arevellu).

L’analisi di tipo semasiologico è invece caricare una stessa parola di significati diversi. E’ il caso del concetto di testa/capo che divide il dominio romanzo: conca – testa; testu – vaso vuoto; caput -capo; cabu – gugliata/ago; capudu – bandolo; cabudiana – pecora guidaiola; benere a cabu – concludere. Nei dialetti italiani vale per: viso, masso, girino, cavolo, panna.

Le parole semanticamente omogenee sono in genere più antiche all’interno, di creazione popolare nelle aree intermedie, più recenti lungo le coste.

La geolinguista più attiva in Sardegna è Maria Antonietta Dettori, docente universitaria a Cagliari. Ha lavorato alle tassonomie popolari sottostanti al sistema dei cromonimi, degli ornitonimi e degli ittionimi in aree della Sardegna (principalmente negli stagni di Cabras e di Santa Giusta). Ha ricostruito il lessico tecnico di una tipica imbarcazione dell’area oristanese, su fassone. Ha collaborato al I volume dell’Atlante linguistico italiano, dedicato al corpo umano.

La Sardegna sta colmando lentamente la lacuna, unica nel dominio romanzo, di non disporre di un atlante linguistico. Vi era finora solo il “Saggio di un atlante linguistico della Sardegna” di Terracini e Franceschi del 1964, con dati dell’ALI, 59 carte su rilievi di Ugo Pellis.

L’ALiMuS (Atlante Linguistico Multimediale della Sardegna) sarà il primo atlante linguistico della nostra isola (progetto avviato nel 2004, presentazione di una prima parte dei risultati tre anni fa). Prevede 101 punti d’inchiesta, località di piccola o media dimensione, appartenenti al mondo rurale e per le aree urbane e suburbane, sono state incluse le tre città maggiori (Cagliari, Sassari, Nuoro) e poche altre, non lontane da queste ultime.

E’ previsto un questionario lessicale di circa 1300 concetti-parole per 18 campi semantici (es.: i fenomeni atmosferici, la natura, la misura del tempo, la fauna e la flora selvatica, l’agricoltura, la casa, i lavori domestici…) e un altro morfo-sintattico di circa 300 entrate.

Sarà un atlante di nuova generazione, parlante, ed essendo informatico non sarà necessario aspettare la fine di tutte le inchieste per avere accesso alla banca dati, che potrà essere arricchita man mano che esse verranno portate a termine; anche se i tempi si stanno rivelando lunghi quando quelli degli atlanti cartacei e sempre per mancanza di fondi.

(Linguistica sarda  – 11.4.1997) MP

Sassarese: pisano misto a ligure e sardo.
Gallurese: corso – toscano, con superstrato sardo.

Commenti (1)

LA LINGUA E’ MOBILE
1 #
Emily
etoday.ru/2015/03/sovremennaya-hudozhnica-milo-m….
terrell@mail.ru
188.232.75.216
Inviato il 02/03/2017 alle 22:10
привет

SARDOS ETIAM, QUI NON LATII SUNT…

Lezioni condivise 65 – Linguistica sarda

 31 Mag 2012 @ 7:48 AM

E’ noto che i romani, man mano che ampliavano il loro impero, imponevano anche la propria lingua, il latino. Immaginando quella vasta area linguistica, non dobbiamo pensare al radicamento di un idioma perfettamente identico alla lingua di Roma, ma comunque variabilmente uniforme, giacché si sovrapponeva alle lingue originarie, che in qualche modo lo contaminavano, generando territorio per territorio un superstrato linguistico, oltre a costituire un substrato. Un altro elemento di differenziazione – giacché l’impero romano non sorse di colpo con la bacchetta magica, ma si ampliò o si restrinse nell’arco di undici secoli (quello d’occidente) – è costituito dalle differenti ondate linguistiche di un latino mutato rispetto a conquiste precedenti (basta anche un solo secolo perché una lingua subisca dei cambiamenti significativi) e dunque si presentava nel tempo, ai diversi popoli assoggettati, in forme, soprattutto lessicali, nuove.

Un fenomeno molto più rilevante si verificò alla caduta dell’impero, quando con la formazione di nuovi stati o domini, molto più frammentati, sul latino si sovrapposero con modalità differenti da luogo a luogo, nuovi idiomi o in ogni caso, non essendovi più un governo centrale unitario, la lingua prese una strada differente da stato a stato, da territorio a territorio, dando vita alle lingue romanze (o neolatine), imparentate ma diverse, anche questa volta con difformità spazio-temporali, mutazioni e contro mutazioni, fino alla situazione attuale.

Tuttavia, parlare di situazione attuale è più facile da dire che da spiegare, infatti, esagerando, potremmo quasi dire che per ogni linguista vi è una ricostruzione distinta del contesto, sebbene in particolari che possono anche sfuggire a una ricostruzione generale.

Possiamo dunque prudentemente affermare che esistono circa 26 lingue romanze, suddivise in due domini principali, orientale e occidentale, con aree di influenza mista.

Le lingue romanze più note sono lo spagnolo (castigliano), il francese (parigino, d’oil), il rumeno, l’italiano (fiorentino e varianti meridionali), il portoghese, l’occitano (provenzale, lingua d’oc), galloromanzo, franco provenzale, catalano, sardo, guascone, veneto (antico, pressoché estinto), asturiano, corso, friulano, ladino, romancio, istrioto, dalmatico (estinto). 

L’elenco non è completo, essendovi idiomi minori, parlati ancora solo in piccole comunità, tuttavia è redatto secondo le norme della Carta europea per le lingue minoritarie, che riconosce tali quelle “lingue che non sono dialetti della lingua ufficiale dello Stato”.

La lingua sarda è ritenuta da molti studiosi la più conservativa tra le lingue neolatine. Giova ricordare che essa è basata su un sostrato prelatino (che potremmo definire genericamente nuragico), già ampiamente tagliato dai contatti avuti con vari altri popoli, dai fenici ai cartaginesi. Inutile dire, dato che si tratta di epoche remote, che non è ipotizzabile l’esistenza di un idioma unico in tutta la grande isola (un’idea efficace può darla la lettura di Passavamo sulla terra leggeri di Enrico Atzeni), soggetta dalla sua stessa conformazione e storia, a sovrapposizioni linguistiche differenti.

La variabilità areale del sardo è stata una costante anche nelle epoche successive, ne possiamo ancora oggi osservare l’esistenza dovuta ai diversi contatti linguistici da zona a zona.

Dall’introduzione della lingua italiana, il sardo ha agito sulla stessa dando luogo all’italiano regionale di Sardegna, come è avvenuto nell’intero dominio di questa lingua (compreso il fiorentino da cui ha origine) e agisce sulla sintassi, la morfologia, il lessico e tutta una serie di fenomeni di cui do solo un’idea allo scopo di “intuire” il resto.

Una delle interferenze più note del sardo sull’italiano è la posposizione del verbo.
es.: la mela vuoi? risposta: la mela voglio. In Elias Portolu: “Ragione ho. Si o no?”
Vincere sempre vuoi! Vino buono ha zio Portolu (con il complemento in posizione iniziale).
Aggettivo + che + verbo: Antipatica che sei! Che buono che è!
Verbo essere: Andati siamo. Piovendo è. (Regionale di Sicilia: vero è).
L’argomento è piuttosto complesso e rimando a L’italiano regionale della Sardegna della prof. Ines Loi Corvetto (1983).

Un altro aspetto interessante è quello delle varianti di tipo sociale: i gerghi. Vi è ad esempio il gergo della malavita, i gerghi di mestiere (venditori ambulanti), quelli criptici, segni di identità, distintivi anche in pubblico. O l’antico furbesco italiano (sorta di esercizio letterario con tanto di codice manoscritto di un vocabolarietto di voci furbesche. Buiose = finestre; bistolfo = prete, polverosa = via… Il gergo dei muratori, che è in realtà un linguaggio tecnico. Quello studentesco invece è un codice di repertorio, linguaggio giovanile.

In Sardegna è interessante il gergo dei ramai di Isili, noto tra i gremi dei ferrai e tutelato gelosamente, quasi segreto. Per essere accolti nel gremio occorreva dare prove d’arte ed essere incartati (diplomati) presso un artigiano. I ramai erano artigiani e rivenditori, il gergo era la lingua di questi ultimi.

Da studi più accurati si è potuto dedurre che il “gergo”, oggi in via di estinzione a causa dei nuovi usi e abitudini commerciali, era originariamente il romanisku o pavela romaniska o arbareska (in sardo: arromanisca), in quanto i primi ramai erano di origine zingara. La lingua è poi venuta a contatto con il sardo, con il giudeo-spagnolo (judezmo) dei sefarditi – espulsi da Spagna e Portogallo nel 1492 e transitati per la Sardegna – e con altri gerghi: della malavita, del furbesco e vari altri dei calderai. Dalla sua analisi emergono anche termini albanesi e neogreci.

Alcuni esempi:
Rossinu = Oro (concezione del colore legato alla cultura. Il rosso arcaicamente copriva anche il colori bruni – macrorosso -, opposti al bianco).
Allusca (osserva), su trotònniu est ispissau (il caldaio è rotto).
Est iscalli assai vi sa strangedda (è molto rovinato il manico)
Sedici, l’aribari (asiberi/asibari) at allusa (si, io l’ho visto)
Safrongiat l’aribari, voi mucedda (me ne occupo io, tu taci)
Su cabeddari s’in c’est onciau (il padrone se n’è andato)
Su trotonniu cubelle pigedda (non ha preso il caldaio)
Fai fagionnia cun se giantedda ca su daddu est assai cresiau (dati da fare con la figlia perché il padre è molto ubriaco).
Venditori ambulanti più poveri:
Es càllia cubelli fuschieri nemeneu (nemenen) po trotonius de rossinu (E’ bella ma non fa l’amore neanche per un caldaio d’oro)
Chi m’afinat tiaus s’idd’afinu (se mi danno formaggio glielo do)
Po trint’aiustra, sedici afinari (per trenta libbre, sì dallo)
Afrogia po cresia e po sgnenari (sgranari) (tratta in cambio di vino e di grano)
Sedici, ochieri, voi (vai) calandrinu (si, somaro, tu somaro)
Lessico malavita:
Trionfa = carne, rapa = rapina
Suspu (gergo, lingua segreta con meccanismi al contrario, o introducendo sillabe, suffissi o prefissi, come “ma”, per renderlo incomprensibile).

Il tema mi porta a una suggestione tutta mia, a diversi anni fa, quando poltrivo a letto d’estate o in vacanza, e di buon mattino, qualche volta all’anno, si sentiva per la strada un canto struggente di venditori; non ricordo di averli mai visti e quando mi decisi a registrarli, non passarono più. Ne passavano di diversi tipi, verdurai, pescivendoli, l’arrotino, castangiàius, ma solo questi adottavano un canto. Vendevano turras e talleris, insieme a tanto altro, ma i mestoli e i taglieri, la facevano da padroni, insieme a is istrexus de fenu, cioè recipenti di fieno (scateddus – cestini -, cibirus – setacci -, crobis – ceste -, e via dicendo).

Da notare la testimonianza di Giuseppe Concas (www.nominis.net):
Ai primi di settembre, di buon mattino, le strade dei paesi si riempivano di cantilene e nenie melodiose (anche il canto aveva la sua importanza); e tu vedevi quegli uomini carichi di canestri e cesti di vimini e di canne, con le sacche di orbace (is bértulas) piene di mestoli e cucchiai di legno: “E tùrras e talléris e palas de forru… e cullèras. Cullèras bollit, sa mèri? Comporài cilìrus, scartèddus, crobis e canistèddas… dda pigat sa crobèdda…sa mèri”? (…)
Il “canto” dei rivenditori de “su stréxu de fénu e turras e talleris e palas de forru” non si sente più e sembrano passati secoli, anche se in verità sono trascorsi pochi decenni. Ancora oggi, comunque, nelle bancarelle delle sagre paesane è possibile ammirare i “capolavori” di quegli artisti estemporanei.
Documento interessante anche quello di Mario Virdis, nel suo blog http://amicomario.blogspot.com/, post “Turras e Talleris: gli scambi senza danaro nel dopoguerra, il ‘baratto’… di necessità”: “Questo bando era costituito da una nenia, recitata in modo quasi ‘gridato’ che reclamizzava i prodotti in vendita. La ricordo ancora sia nell’intonazione che nelle parole: E si ettada su bandu! Tenimos turras, talleris, pajias de forru e culleras!”

La poesia S’ambulante tonaresu di Peppino Mereu,
Cun d’unu cadditeddu feu e lanzu
sa vida tua a istentu la trazas;
da una ‘idda a s’atera viazas,
faghes Pasca e Nadale in logu istranzu.
A caldu e fritu girende t’iscazas
pro chimbe o ses iscudos de ‘alanzu,
dae s’incassu de set’oto sonazas
chi malamente pagant’ unu pranzu.
Sempre ramingu senza tenner pasu,
de una ‘idda a s’atera t’iferis
aboghinende inue totu colas:
«Discos nobos pro fagher su casu
e chie leat truddas e tazeris?
e palias de forru e de arzolas!

Il poeta conclude con quello che verosimilmente era parte del canto “Recipienti nuovi per fare il formaggio;/ chi compra scodelle e taglieri?/ pale per il forno e per l’aia!”

Lo scioglimento dell’enigma è ancora da venire o è già risolto negli studi dei grandi antropologi che hanno agito in Sardegna in passato? Per una nuova ricerca l’appello è lanciato.

(Linguistica sarda – 31.1.1997) MP

Commenti (3)

Sardos etiam, qui non Latii sunt…
3 #
emma
g@alice.it
82.61.36.173
Inviato il 04/06/2012 alle 15:41
Direi piuttosto russo 🙂
vado a vedere!

Sardos etiam, qui non Latii sunt…
2 #
giulia
chidicedonna.myblog.it
g@alice.it
87.4.242.192
Inviato il 03/06/2012 alle 20:57
urka, te manche el ciosoto!

Sardos etiam, qui non Latii sunt…
1 #
sandra
https://www.voicemama.com/
sandramurphy@gmail.com
173.234.142.4
Inviato il 03/06/2012 alle 17:19
I’d care to find out more details.

 

LE VOLEVO TANTO BENE…

Lezioni condivise 30 – Il contatto linguistico

30 Apr 2009 @ 11:00 PM

In quel tempo non era ancora esploso il mio amore per la Corsica, certo le volevo tanto bene, ma in seguito è stata tutta un’altra storia, pertanto come ho già accennato nel post “Lingue tagliate. Io diamine così e così“, seguivo il corso della Ines soprattutto per vedere Rosa (contenta Sì?)… ma a questa lezione non c’era…

Esaminammo un testo tratto dal libro della prof “Dai bressaglieri alla fantaria”, una raccolta di lettere “sgrammaticate” provenienti dal fronte della prima guerra mondiale, che sono molto importanti sotto il profilo linguistico, in quanto mostrano l’influenza dell’idioma parlato dagli scriventi nel tentativo di scrivere in Italiano, dunque le regole di una determinata lingua o dialetto rispetto ad un’altra.

Il testo preso in esame era la lettera ai figli di Giovan Paolo Lecca (o Giovan Piero?). Più che sul contenuto della stessa la nostra attenzione andava sugli “errori” e dunque stabilire delle corrispondenze tra le lingue in esame: la lingua ufficiale (l’italiano) e il dialetto (nella fattispecie il corso/gallurese).

L’autore mostra la tendenza a scrivere le parole secondo l’etimologia latina, con ipercorrettismi, ovvero inserimenti erronei. Ecco quanto è stato possibile rilevare (la prima dizione è sempre quella italiana).

Esiti consonantici:
gl = g  (meglio = megio)
t = d  (potere = podere)
v = b  (vino = binu)
Doppie:
portale = pottale, prete = prette, diritti = dirritti, mise = misse, rinomato = rinnomato; dallo = dalo, alla = ala
Elisioni:
uomini = omini; gennaio = gennaro; Giovampiero = Giovampero;
Infinito apocopato (alla romana):
rendere = rende; perdere = perde
Lessico:
carta = papèro (affinità con il sardo)
danza funebre = caracollo
veste tipica = sacola
Formazione frase:
tenero amico del fratello ucciso = tenero amico dell’ucciso fratello
Altri casi:
e = a quando è seguita da r
di visitarla = a visitarla
misero = miseno
saremmo = saressimo.

Cenni di storia corsa:
Pasquale Paoli (Morosaglia 1725 – Londra 1807) è il più noto patriota corso, noto come u babbu di a patria. Anche il padre fu un ribelle, capeggiò la lotta contro il dominio genovese.
Nel 1755, tornato dall’esilio, guidò il movimento di liberazione proclamò l’indipendenza della Corsica, che si dotò di costituzione, amministrazione, sistema giudiziario ed esercito. Fondò l’università a Corte. Genova vistasi in crisi, cedette l’isola alla Francia, la quale invase in forze l’isola con il proposito di farne un proprio possedimento. Paoli continuò la lotta per due anni, ma nel 1769, sconfitto, fu costretto all’esilio in Gran Bretagna.
Ajaccio (còrso: Aiacciu), oltre 50.000 abitanti, è il capoluogo della Corsica, vi si giunge da Bonifacio attraverso un panorama fantastico, come peraltro è il golfo sul quale si affaccia. Le sue montagne sono innevate fino a primavera inoltrata. Città natale di Napoleone. Da visitare il Pointe de la Parata, un promontorio in granito nero famoso per il suo tramonto e le isole Sanguinaires.
Il suo nome viene dal greco Agation (buon porto) per la favorevole posizione geografica.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel novembre 1942 fu occupata dagli italiani e dalle truppe del Terzo Reich. Il 10 settembre 1943 fu liberata dai partigiani corsi. Fu il primo capoluogo di dipartimento della Francia metropolitana ad esser liberato.
Mi rendo conto che il mio resoconto non è molto lineare, ma ogni tanto il mio pensiero era rapito da Rosa, dove diavolo si era cacciata?
(Linguistica sarda – 27.3.1996) MP

Commenti (18)

Le volevo tanto bene…
18 #
cleide
62.10.184.85
Inviato il 12/06/2009 alle 19:49
Questo post mi ha fatto venire alcune curiosità da riprendere in mano il Tagliavini. Quasi quasi me lo rileggo.))
Sanchez è nell’aria. Non la senti?
Torna torna.))

Le volevo tanto bene…
17 #
stefania
melodiainotturna.blog.tiscali.it
93.148.254.52
Inviato il 12/06/2009 alle 19:32
Sei impeccabile! 🙂

Le volevo tanto bene…
16 #
fanta
fantaghiro.blog.tiscali.it/
151.33.188.124
Inviato il 12/06/2009 alle 17:08
ogni volta che entro in questo blog mi sento cosi ignorante che nemmno ti puoi immaginar..

Le volevo tanto bene…
15 #
violacolor
violettanet.blog.tiscali.it//
95.234.245.145
Inviato il 12/06/2009 alle 13:05
letto cn molta curiosita ..
grz .) v

Le volevo tanto bene…
14 #
faraluna
speranzadivita.blog.tiscali.it
78.15.221.154
Inviato il 09/06/2009 alle 18:38
Non ho ricevuto ancora nessun invito per un concerto!:-)))
….Mi stai studiando?:-)))))
Un abbraccio.:-) faraluna

Le volevo tanto bene…
13 #
Nadir
80.180.123.151
Inviato il 02/06/2009 alle 13:58
qual è la verità? che non gli tira? ahahah… mah, bisogna trovare gli argomenti giusti e sto ragazzino è complesso!
Comunque sto conducendo un’indagine approfondita sul caso, per un progetto letterario che ovviamente lascia il tempo che trova… però se scrivono tante cacatine e quindi perchè non dovrei io? debbo dire che sto scopendo tante cose interessanti su questo argomento spicciolo… quando lo svilupperò per bene ti farò leggere!

Le volevo tanto bene…
12 #
Nadir
thepromisedland.blog.tiscali.it
87.21.29.216
Inviato il 30/05/2009 alle 13:29
beh mica tanto contenta… qui non si parla di Rosa… dove si era cacciata? la foto che hai pubblicato lo svela… sta a fa la zozza!

Le volevo tanto bene…
11 #
ivy
donotpanichereiam.blog.tiscali.it
78.12.169.237
Inviato il 26/05/2009 alle 17:49
ho dato due esami di linguistica, uno nella prima laurea e uno nella seconda (da finire e per ora congelata in attesa di avere soldi per pagare tasse… snif)..
mi divertivo da matti.. nel primo c’erano comparazioni con la lingua sanscrita e lo trovo giusto.. ma nel secondo con.. il cinese mandarino ha ha ha e per l’esame dovevamo dirle… ha ha ha

Le volevo tanto bene…
10 #
stefania
melodiainotturna.blog.tiscali.it
93.148.254.123
Inviato il 25/05/2009 alle 15:08
Che bel post linguistico. L’ho letto con interesse.
PS in un tuo commento al mio blog, dici che scrivi. Davvero?

Le volevo tanto bene…
9 #
diotima
diotima47.blog.tiscali.it
93.46.69.170
Inviato il 24/05/2009 alle 17:29
la mia becera ovvietà mi fa pensare subito a un contatto di lingue, uno scambio palataledentalenasogutturalrotativoblablabla…
Sai, ero patita per i fenomeni linguistici, m’incazzavo da morire per le pronunce sbagliate, le dizioni che fanno cagare, ho raggiunto il parossismo dell’eufonicità.
Ora…che mi ti va a succedere…rivaluto l’errore come infrazione alla regola, ah che liberazione!
“parole” è la parolina, beh, c’è chi è più banale di me

Le volevo tanto bene…
8 #
celia
78.15.164.151
Inviato il 22/05/2009 alle 20:28
Ma Rosa sono io 🙂 ))
Oh Angel è tando cale atteru nomene m’asa dadu? Cale attera identidade? 🙂
Fascino puro le tue lezioni. Come affascinante è la Corsica.
Sono molto impegnata e sto cercando un modo sensato per andare via da Tiscali. La letterina mettila dentro la scheda elettorale e ovviamente non votare nessuno. Se ti va. Altrimenti… fache comente cheres 🙂
Unu basu.

Le volevo tanto bene…
7 #
Fab
savidamia.blog.tiscali.it
217.133.12.213
Inviato il 22/05/2009 alle 17:29
could you translate your message, please?

Le volevo tanto bene…
6 #
Lady Ginevra
lady_ginevra.blog.tiscali.it
79.19.80.240
Inviato il 19/05/2009 alle 13:17
Buongiorno Cavaliere …
Spesso cercando la Rosa si trovan le spine …
Terra Còrsa … affascinante e a me sconosciuta,
prima o poi sul mio veliero vi approderò …
Vi ho rubato alcuni versi … 😉
*inchino*
Ginevra

Le volevo tanto bene…
5 #
emma
82.60.188.83
Inviato il 14/05/2009 alle 23:44
starei ore e ore a leggerti e mi perdo tra i mille collegamenti. Mi piacciono queste tue lezioni; come insegnante sei bravissimo.

Le volevo tanto bene…
4 #
giampaolo
riflessioniallospecchio.blog.tiscali.it
88.51.210.128
Inviato il 14/05/2009 alle 16:19
Ciao angel-o,ti lascio un salutino.giampaolo.

Le volevo tanto bene…
3 #
faraluna
speranzadivita.blog.tiscali.it
78.15.221.154
Inviato il 12/05/2009 alle 21:04
Ciao Angel, finalmente torno e rispondo anche se con molto ritardo, alla tua domanda che mi facesti un pò di tempo fa:non appartengo a nessuna delle categorie che hai elencato riguardo ai motivi che spingono a stare lontano dal blog!:-))))
Se non è che rimango senza pc, normalmente ci sono sempre, anche quando sembra che non ci sono.Leggo sempre i commenti che mi vengono lasciati anche se sto del tempo senza scrivere e faccio un giro dei blog che conosco, solo che non lascio segno del mio passaggio;questo perchè a volte non ho voglia ed a volte posso stare poco al pc.
Un abbraccio.:-)) faraluna

Le volevo tanto bene…
2 #
ivy
donotpanichereiam.blog.tiscali.it
78.12.167.9
Inviato il 11/05/2009 alle 19:53
in effetti voglio proprio vedere come te lo commentano questo post…
nella lingua spagnola b e v nella pronuncia si equivalgono e alcune consonanti singole si pronunciano come fossero doppie, l’incontrario di quel che succede nella pronuncia di molte doppie (le p in genere) delle parole inglesi.
per il resto, io come triestina non vado più in là.. per noi nel parlare le doppie non esistono proprio…
l’hai cercata rosa su facebook?

Le volevo tanto bene…
1 #
Fab
savidamia.blog.tiscali.it
217.133.12.213
Inviato il 08/05/2009 alle 11:14
Ciao, ho letto il tuo commento nel blog di Timo…e volevo sapere una cosa: come si fa’ a levare l’omino blu dai commenti?
scusa se sono andato out of topic 😉
grazie!

“…LA PROPORRÒ PER IL RUOLO DI KAPÒ!”

Lezioni condivise 29 – Il delitto Matteotti

31 Mar 2009 @ 11:24 PM

Sono certo che se a capo del governo, al posto di un giullare fanfarone, affarista, superficiale, ignorante, piglia granchi e via dicendo, ci fosse uno reazionario come lui, ma privo delle caratteristiche anzidette, oggi avremmo o rischieremmo il fascismo, semplicemente perché il “popolino”, la maggioranza silenziosa, ha creato e continua a creare le condizioni per svolte autoritarie, essendo succube non reattivo delle varie puttanate personali e politiche che ci dispensa l’attuale kapò con il suo intercalare nasale.

All’inizio degli anni venti del secolo scorso, il fascismo si rafforzò e raggiunse l’egemonia cui mirava, grazie all’adesione di una massa di popolazione non qualificata, impreparata, illetterata (contadini, piccoli esercenti, piccoli artigiani…).

Socialisti e popolari non riuscivano a fare proseliti tra questa gente, che non aveva ancora assimilato i valori democratici. Essa si lasciò convincere dalla propaganda antiparlamentarista e il fascismo ne approfittò per portare avanti la sua demagogia e l’imposizione di un capo (punto fondamentale della sua ideologia).

Questa massa assicurerà la vittoria al fascismo nell’aprile del 1924, grazie soprattutto alla Legge Acerbo, legge elettorale maggioritaria nota anche come “legge pro fascio”, la quale stabiliva che la lista di maggioranza relativa che avesse raggiunto il 25% dei voti, avrebbe conseguito i 2/3 dei seggi della camera. L’altro terzo sarebbe stato diviso in modo proporzionale tra i partiti della minoranza. Di fatto si rinunciava, con il pretesto di avere un esecutivo stabile, ad un regime liberale e democratico. Il Senato era allora di nomina regia, in base allo Statuto albertino del 1848.

I fascisti si presentarono alle elezioni con il cosiddetto Listone (insieme con nazionalisti e la maggioranza dei liberali, fiancheggiatori “a titolo personale”).

Nel mezzogiorno il consenso al fascismo arrivò attraverso il voto liberale, grazie al voto clientelare.

I liberali non riuscirono nell’intento di trasformare il fascismo in un partito conservatore moderato.

La minoranza dei liberali invece, tra cui Giolitti, presentò proprie liste, non si presentarono come antifascisti, ma non vollero confondersi con loro.

L’opposizione costituzionale era formata da Amendola e Bonomi (liberaldemocratici), Partito popolare, i due Partiti socialisti e i comunisti, tutti gli altri erano nel listone.

I fascisti ebbero più del 64% in un clima di violenza e intimidazione. Nonostante ciò l’opposizione prese il 35% dei voti.

In Sardegna si registrò qualche presenza fascista nell’iglesiente, un po’ a Cagliari, Tempio e Sassari. Presenza marginale perché si trattava di zone rosse e anche perché vi era un forte Partito Sardo d’Azione.

Il fascismo arrivò in Sardegna solo nel 1923 con il generale Gandolfo, il quale cercò di sciogliere il PSd’AZ nel PNF, cosa che gli riuscì a metà (sardo-fascismo). Per ottenere questo scopo, inserì il programma del PsdAz, sotto il nome di fascismo.

Tra i candidati sardi c’erano Segni e Mario Berlinguer, padre di Enrico e Francesco Cocco-Ortu, esponente dei Liberal democratici.

Alla prima riunione della Camera dei deputati, convocata per la convalida degli eletti, il segretario del PSU, Giacomo Matteotti, contestò la validità delle elezioni e dei risultati, documentando una serie di violenze da parte dei fascisti contro elettori antifascisti.

Il 10 giugno 1924 Matteotti venne rapito e ucciso da un gruppo di squadristi e il suo corpo trovato due mesi dopo. Si levò allora l’indignazione contro il fascismo, ma il comando era ben saldo e i fatti successivi segnarono una svolta decisiva verso la dittatura.

(Storia contemporanea – 27.3.1996) MP

Commenti (14)

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
14 #
box barcelona
boxbcn.es/
denice-sturgeon@freenet.de
83.50.159.243
Inviato il 02/11/2012 alle 03:30
Hello everyone, it’s my first go to see at this web page, and post is really fruitful for me, keep up posting such content.

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
13 #
stefania
melodiainotturna.blog.tiscali.it
93.148.254.156
Inviato il 07/05/2009 alle 20:27
Grazie per essere passato da me. Non puoi immaginare quanto abbia sentito l’Italia vicino. Davvero. Mi piacerebbe rileggerti ancora. Ciao

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
12 #
ivy
donotpanichereiam.blog.tiscali.it
78.12.166.138
Inviato il 06/05/2009 alle 21:28
letto…
veramente dai miei ricordi scolastici mi pareva che i mandanti del delitto matteotti saltarono fuori ben dopo.. per parecchio restò un mistero che il fascimo si guardava ben di svelare

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
11 #
Timo
vitaintensa.blog.tiscali.it
192.87.16.244
Inviato il 05/05/2009 alle 15:54
oh no e cos’avevo scritto??ah si…che oggi, per quel che si sa, niente omicidi materiali per raggiungere la dittatura ma tante menti allontanate o plagiate (purtroppo le plagiate son troppe).
Dai ora però non cancellarlo ‘chè io son una persona impulsiva, dall’ispirazione passeggera, e in questione di secondi la vena da scrittrice tarda a tornare. Anche se devo dire i tuoi posts offrono sempre spunti interessanti. E bella musica.
Saluti sempre dall’Olanda, dove oggi 5 maggio è il giorno della liberazione dalla Germania nazista e, al contrario del 25 aprile in Italia, è sentito da tutti non solo esponenti e simpatizzanti della sinistra.

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
10 #
Paola
lamiavitabellaebrutta.blog.tiscali.it
159.213.40.5
Inviato il 04/05/2009 alle 14:15
…non ti preocupare che con il revisionismo che mi pare di vedere a giro, anche certi piccoli insegnamenti che la storia poteva darci, verranno eliminati..così…per non aver nessuna possibilità…di imparare dagli errori passati…:-(

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
9 #
Grazia
62.10.247.170
Inviato il 02/05/2009 alle 00:58
per fortuna ho controllato…non mi registra il link
http://www.lafontedeglidei.it

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
8 #
Maryloo
maryloo.blog.tiscali.it
87.24.231.181
Inviato il 29/04/2009 alle 18:41
Proprio una decina di giorni fa guardando il telegiornale nella mia mente passò veloce e solo abbozzato un pensiero su un possibile ritorno del fascismo o altre forme di dittatura…mha’! Non dipende da noi, la massa è blobbante e sempre più incolta.
Latito ma leggo sempre qualcosa qua e là. Ciao.

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
7 #
Titania
ilboscodititania.blog.tiscali.it
87.30.144.220
Inviato il 29/04/2009 alle 17:36
Ciao, mi pare che il tuo blog sia pieno di post interessanti, non lo conoscevo, verrò a leggerti ancora.

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
6 #
Nenet
tuttinsieme.blog.tiscali.it
87.6.86.97
Inviato il 29/04/2009 alle 15:31
Abbelloooooo!!! Lo sai quale sarà la prossima opera in cartellone al Lirico? Cavalleria e PAGLIACCI un mio collega mi ha dato un’idea splendidda … con un abile fotoritocco rifare la copertina dello spartito … a breve il risultato finale … probabilmente lo pubblico da Ilari … ti terrò informato … apprezzerai di sicuro!!!!
Scrivimi al contattami che ti mando l’istruzione per fare kaput all’omino blu!!! 😀 DDD
Mandi e buona giornata
Nenet

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
5 #
diotima
93.46.64.12
Inviato il 29/04/2009 alle 12:59
perdona l’ignoranza, fammi una lezione su quelle noci, non ho mai capito che vuol dire
una novità, sono anche qua hptt://reiteratecolline.splinder.com
ci sono certi prof che parlano…il tuo parere sarebbe gradito

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
4 #
cleide
ritmididentro.blogspot.com
62.10.173.128
Inviato il 23/04/2009 alle 18:07
Come sempre i tuoi collage di immagini non hanno bisogno di parole. Angel mi sa che latitiamo un po’ tutti.L’importante è tenerci in contatto. Un bacio.))

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
3 #
faraluna
speranzadivita.blog.tiscali.it
78.15.214.185
Inviato il 22/04/2009 alle 10:36
Ciao Angel,anche tu sei da un pò che non scrivi…
Passo per lasciarti un abbraccio:-)) faraluna
P.S.:Grazie dei tuoi passaggi da me.

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
2 #
celia
78.15.169.6
Inviato il 17/04/2009 alle 16:14
Che silenzio in questo blog. 🙂
Come sempre molto interessanti i tuoi post. E’ Monica Guerritore nella foto che mi fa pensare 🙂
Ciao Angel tottu bene?

“…La proporrò per il ruolo di kapò!”
1 #
ivy
donotpanichereiam.blog.tiscali.it
78.12.167.254
Inviato il 09/04/2009 alle 23:07
buona pasqua max

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