RIFLESSIONI SULLA RELIGIONE

Lezioni condivise 98 – La chiesa anglicana

31 Mar 2015 @ 11:00 PM

C’è stato un tempo in cui chi si poneva domande sulla religione veniva messo al rogo dopo aver subito crudeli torture. Da qualche parte accade ancora, visto che dagli anni ottanta del secolo scorso, è come se la storia avesse deciso improvvisamente di tornare indietro e oggi in questo mondo “globale” viviamo tra regresso economico, disuguaglianze e l’incubo di una nuova barbarie.

Sarebbe ingiusto e anche falso se affermassi che l’inciviltà e la ferocia umana, siano sempre state causate dalla religione. Nazismo, fascismo, l’olocausto dei nativi americani o degli armeni e tante altre nefandezze simili, molte delle quali sconosciute o taciute, sono da addebitare a “stati” cosiddetti laici.

Tuttavia vorrei sapere se esiste, a parte qualche rara eccezione minoritaria, qualche religione che non abbia compiuto nella sua storia qualche grossa nefandezza, per di più di senso opposto a quello che andava e va predicando.

E’ un modo un po’ sconvolgente di presentare la chiesa anglicana, che peraltro non è storicamente tra quelle più cruente, benché importanti roghi li abbia accesi anch’essa. Ma questa chiesa è abbastanza funzionale al mio ragionamento ricorrente su tante religioni ed è sintomatica del fatto che sovente si invoca la “fede”, contro il ragionamento, in modo che le magagne anche più palesi restino nell’oblio.

Una religione dovrebbe avere origine divina, mi si spieghi perché iddio improvvisamente avrebbe deciso di mettere a capo di essa Enrico VIII, come per un nuovo popolo eletto, quello inglese… un aspetto che sa di burocrazia e stona con la divinità, sette secoli dopo Carlo Magno.

Lo stesso ragionamento vale per la miriade, tra sette e grandi confessioni, in cui si è frazionato il Cristianesimo, ognuna di esse, come Enrico VIII, invoca l’intervento divino, e così la scelta religiosa non è più un fatto di fede, ma di confini geografici, a seconda che si sia nati in Russia, Germania, Spagna o nei paesi arabi, in India, Cina e via dicendo. Perché il discorso non vale solo per il Cristianesimo. Avete mai sentito parlare ad esempio di sunniti e sciiti?

Se una Fede si deve avere, deve riguardare l’origine di essa, non le trasformazioni fatte degli uomini… E la parola Fede dovrebbe essere sinonimo di pace, carità, fratellanza, uguaglianza, libertà, non come è stata per secoli e ancora oggi equivalente di tutto il contrario.

Ma la storia della riforma anglicana è davvero esemplare perché il movente ufficiale che ne decretò la nascita fu il rifiuto di un papa a concedere il divorzio a Enrico VIII. Fatto abbastanza paradossale.

E’ vero che i “papi” di quello e altri periodi hanno concesso a re, principi e imperatori, ai potenti insomma, la possibilità di compiere nefandezze ben più gravi di un divorzio, anche se il nostro caro Enrico ha esagerato, salvo aver dato modo a Rick Wakeman, tastierista degli Yes di comporre il capolavoro The Six Wives of Henry VIII.

Enrico VIII fu il secondo re della dinastia Tudor, quella nata dalla guerra delle due rose, sanguinosa lotta dinastica combattuta in Inghilterra tra il 1455 ed il 1485 tra due diversi rami dei Plantageneti, eredi di Edoardo III: i Lancaster (rosa rossa) e gli York (rosa bianca).

Fu Enrico Tudor (Enrico VII) a porre fine alla guerra nel 1485. Lui, erede della casa di Lancaster sposò la figlia primogenita di Edoardo IV, Elisabetta di York. I loro figli Arturo e il secondogenito Enrico divennero così legittimi eredi al trono inglese per nascita e sangue senza più possibilità di contestazioni.

La guerra causò la scomparsa di tante famiglie nobili e di conseguenza generò uno stato molto ricco e potente. Così Enrico VIII quando ebbe la necessità di sciogliere il matrimonio con Caterina D’Aragona non si fece scrupoli a chiederlo al papa e a ingaggiare tutto il braccio di ferro che ne conseguì, fino alla separazione della Chiesa d’Inghilterra da Roma con l’atto di supremazia del 1534, contro il rifiuto di Clemente VII di sciogliere il suo matrimonio per sposare Anne Boleyn.

Non vi era alcun motivo di dissenso religioso con il Cattolicesimo a giustificare questa decisione. E neppure per il papa vi erano motivi religiosi, piuttosto il piccolo particolare che Caterina era zia di Carlo V. Enrico VIII accusò il papa di ingerenza negli affari inglesi e fece un primo passo verso la nazionalizzazione religiosa.

Il papa non si decise a scomunicare Enrico VIII, lo dichiarò solo e confermò Caterina D’Aragona regina. Tra l’altro le dichiarazioni antipapali non venivano dichiarate eresia.

Questa situazione trovò nel Paese terreno abbastanza fertile, perché circa 50 anni prima John Wycliffe, riformatore religioso, mostrò già la sua opposizione a Roma, al potere del Papa e degli ecclesiastici. Tuttavia gli inglesi erano anticlericali, ma non anticattolici. Si opponevano alla tassa sui funerali e ad altri aspetti estranei alla fede… Le entrate ecclesiastiche rappresentavano 1/7 delle entrate inglesi, i preti venivano visti come una sorta di agenti delle tasse della curia romana.

La vicenda delle nozze tra Enrico VIII e Anna Bolena fu piuttosto complessa e piena di clamorosi colpi di scena.

Nonostante dichiarazioni e atti, la corte inglese rimase attenta alle formalità e alle norme religiose, per superare le quali si ricorse ad espedienti e cavilli, anche contraddittori.

Inizialmente Enrico VIII si rifece al Levitico 20,21 – che proibisce il matrimonio con la vedova del fratello (Caterina d’Aragona era vedova di Arturo, fratello di Enrico VIII Tudor) – perché venisse dichiarato nullo il suo matrimonio – per celebrare il quale fu però invocata la dispensa papale (Giulio II) – con il pretesto che il matrimonio non era stato consumato. Ora tale dispensa veniva giudicata illegittima (nemmeno un papa poteva eludere la Bibbia) e si fece di tutto per dimostrare che invece il matrimonio era stato consumato,  e Caterina si difendeva con forza.

Ovviamente dietro tutte queste manfrine vi erano interessi di potere e il desiderio di Enrico VIII di avere dalla Bolena un erede maschio.

Nasceva così the great matter. La difesa di Caterina non se ne stava con le mani in mano. Fu trovato nel Deuteronomio 25:5, libro biblico successivo al levitico, un precetto esattamente contrario, ovvero che è dovere di un cognato sposare la moglie vedova del fratello quando non abbiano avuto figli, perché non vada in sposa a un estraneo.

A complicare le cose c’era il fatto che Clemente VII era prigioniero di Carlo V, nipote di Caterina e difficilmente poteva intervenire contro di lei. Così il papa agì in modo da scontentare tutti e nessuno, non concesse l’annullamento, ma solo la dispensa (1527) che senza il primo non poteva essere utilizzata.

Parte di queste vicende furono oggetto di un lungo processo e congiure. Nel 1529 fu destituito il cardinale cancelliere e sostituito da Tommaso Moro, che però si dimise nel 1532, alla vigilia della rottura definitiva con la chiesa cattolica. Essa fu voluta proprio dalle pressioni e dalla potenza di Anna Bolena.

La rottura definitiva si ebbe nel 1532 con la celebrazione delle nozze segrete e subito dopo con le nozze ufficiali (1533) e l’atto di supremazia (1534). Anna non fu accettata dal popolo inglese che amava Caterina.

Eppure le divergenze sia a livello popolare, sia da parte di un cattolico inglese come Thomas Moore, seguace di Erasmo, erano la lontananza della gerarchia romana dall’ortodossia cattolica, per corruzione, mondanità e ingerenze negli affari nazionali inglesi per ragioni di natura economica.

L’anglicanesimo ondeggiò tra protestantesimo e cattolicesimo, se ne discostò sempre per ragioni extra religiose: la minaccia di Paolo III di mettergli contro un’alleanza tra l’imperatore Carlo V e Francesco I, re di Francia; ma fu un continuo allontanarsi e riaccostarsi, fino all’avvicinamento al calvinismo, per opportunità di indipendenza politica, sancito da Elisabetta I e valido ancora oggi.

Enrico VIII salito al trono nel 1509 all’età di 18 anni, era stato fedele al cattolicesimo tanto che papa Leone X gli conferì il titolo di Defensor Fidei. Il papa Clemente VII reagì invece all’atto di supremazia con la scomunica.

Edoardo VI, re minorenne (figlio della terza moglie Jane Seymour), tramite lo zio reggente Edoardo Seymour, introdusse il rituale del Prayer Book (libro di preghiera), al quale il Parlamento conferì forza di legge. Inoltre venne negato il carattere sacrificale della messa. Sul piano dottrinale venne pubblicata una nuova professione di fede contenuta in 42 articoli di ispirazione calvinista approvati dal re nel 1553.

Figura importante, come accennato, nell’ambito della querelle fu Tommaso Moro. Egli nacque il 7 febbraio 1477. Negli anni dal 1492 al 1500 si dedicò agli studi giuridici e nel 1499 conobbe Erasmo da Rotterdam al quale rimarrà legato da una profonda amicizia. Non condivise le decisioni di Enrico VIII sul divorzio dalla regina Caterina, avendo ben compreso a quali conseguenze avrebbe portato. Fu sottoposto a interrogatorio e il 1 luglio 1535 condannato a morte per “avere parlato del re in modo malizioso….e diabolico”. Si oppose alle illustrazioni nella Bibbia, in quanto avrebbero portato all’eresia. Ciò confermava la possibilità della fruizione della Bibbia da parte dei ricchi (che potevano leggere il latino), mentre i poveri si dovevano affidare ai predicatori. La sua figura per certi aspetti mostra delle ambiguità. Nel 1536 la Bibbia fu tradotta in inglese, ma non tutti sapevano leggere.  Il 6 luglio alle 9 venne decapitato e non impiccato, come avrebbe voluto l’accusa di tradimento, per intercessione del re. Per condannarlo si dovette ricorrere alla falsa testimonianza di tale Rich che verrà, qualche tempo dopo ricompensato con il titolo di Lord. Fu proclamato beato da Leone XIII e santificato il 19 maggio 1935 da Pio XI.

La nuova regina, Maria Tudor (1553-1558), figlia di Enrico VIII e di Caterina d’Aragona, che era rimasta fedele al cattolicesimo, tentò di restaurare l’antica fede, ma cadde in disgrazia per il suo matrimonio con Filippo II di Spagna e la persecuzione dei protestanti, che gli valsero il soprannome di Maria la sanguinaria.

Con la salita al trono di Elisabetta (1558-1603), figlia di Enrico VIII e sorellastra di Maria Tudor, il protestantesimo si affermò definitivamente in Inghilterra. Nel 1559 con un’apposita legge, che faceva della regina il supremo governatore della Chiesa d’Inghilterra, fu rimesso in vigore l’abrogato Atto di supremazia del 1538. Nello stesso anno fu promulgato un nuovo Atto di uniformità che prescriveva il ritorno all’uso liturgico del Prayer Book, modificato su due punti rispetto all’edizione precedente: viene soppressa ogni formula scortese nei confronti del papa; si afferma la presenza reale di Cristo nell’eucarestia. Questo ritorno alla riforma fu ben accolto sia dal popolo che dal clero, ma non dai vescovi che rimasero, tutti ad eccezione di uno, fedeli alla Chiesa di Roma.

Nel febbraio del 1570 Elisabetta fu scomunicata da Papa Pio V, ciò provocò la rottura tra i cattolici (i papisti) e protestanti, tanto che i cattolici furono considerati nemici dell’Inghilterra, considerati dei ribelli e perseguitati.

Dall’11 novembre 1992, la Chiesa anglicana ha ammesso il sacerdozio femminile.

(Storia moderna  – 18.4.1997) MP

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